Reggio Calabria. “Devo ammettere che, prima di ricevere un attacco gratuito e fondato sul nulla, non conoscevo la sigla “Azione Identitaria”. Una breve ricerca sul web mi ha permesso di capire come le farneticanti invettive e l’assurda richiesta di dimissioni dal mio ruolo di presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta per aver partecipato alla manifestazione di solidarietà al sindaco di Riace Mimmo Lucano, nascono dal retaggio razzista e xenofobo della peggiore destra. La stessa destra che con arroganza ha manifestato proprio contro il modello di integrazione che ha fatto di Riace e di Mimmo Lucano dei punti di riferimento mondiali sul tema”. Afferma in una nota il presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, Arturo Bova, che prosegue: “Sebbene non volessi scrivere questa breve nota onde evitare di regalare una vetrina importante ai non meglio quantificati aderenti al movimento di destra, le invettive che mi sono state indirizzate contengono gravi inesattezze che meritano, quantomeno, una precisazione, la cui veridicità è facilmente riscontrabile in tutti i resoconti di stampa: nessuno, tantomeno il sottoscritto, ha mai attaccato la stampa per la vicenda Lucano, non so neanche per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto farlo”. “Colgo però l’occasione di queste poche righe per informare “Azione Identitaria” che sarò onorato di accompagnare, oggi, Mimmo Lucano presso la Procura della Repubblica dove, lo ha chiesto lui, sarà ascoltato in merito alla vicenda che lo riguarda”.
“Con orgoglio camminerò al fianco di uomo, di un sindaco, che ha aperto le porte del suo paese a uomini, donne e bambini provenienti da altri mondi, da altre culture, incurante del colore della loro pelle. A loro, Lucano, ha restituito la dignità di esseri umani. Per questo non dovremmo mai smettere di riconoscergli il merito di aver dato dimostrazione di quanto sia grande il cuore dei calabresi”.
“L’inchiesta giudiziaria su Mimmo Lucano farà il suo corso ed è giusto che sia così; ciò che però non possiamo dimenticare, da rappresentanti delle Istituzioni, da politici e da calabresi, è che Lucano ci ha insegnato che la vera integrazione non solo è possibile, ma è bellissima”.
Di seguito il comunicato a firma di Paola Turtoro, portavoce regionale Azione Identitaria Calabria, che chiede le dimissioni del Presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta Arturo Bova.
“Trovo assolutamente grave la presenza di un rappresentante delle istituzioni, nonché presidente della commissione regionale anti ‘ndrangheta, on. Arturo Bova, a Riace nel giorno della solidarietà. Lo stesso si è lasciato andare ad inaudite dichiarazioni nei confronti dei giornalisti calabresi, rei, secondo lo stesso Bova, di far trapelare le notizie relative alle indagini alle quali è sottoposto il sindaco Lucano. Fermo restando che a noi non interessa l’opinione dell’on Arturo Bova riguardo alla figura politica del sindaco di Riace, ma le sue dichiarazione stridono fortemente con la carica istituzionale che esso ricopre, non è un fatto assolutamente accettabile che il presidente della commissione regionale anti-ndrangheta rilasci tali dichiarazioni a sostegno di un soggetto sottoposto ad indagini da parte della magistratura ed attacchi altresì la libera informazione di quei professionisti che, in una regione come la Calabria, sono oggetto spesso di minacce e violenze per il solo fatto di raccontare la verità ed informare. Un indagato non è un condannato, ma un rappresentante dell’antimafia dovrebbe usare cautela e rispetto verso la stessa carica che ricopre e nei confronti di tutti i calabresi onesti e l’on Bova ha dimostrato molta superficialità lasciandosi andare a dichiarazioni faziose senza avere il buongusto di aspettare la fine delle indagini per poi esprimersi sull’operato del sindaco di Riace. Alla luce di tutto questo noi di Azione Identitaria chiediamo le immediate dimissioni da presidente della commissione regionale antimafia dell’on Arturo Bova il quale, con la sua esposizione mediatica a sostegno di un soggetto politico indagato, si è ampiamente dimostrato inadeguato a ricoprire un ruolo cosi’ importante e delicato, soprattutto in Calabria”.