«In Calabria non si rispettano i protocolli di sicurezza». Ad affermarlo è stato il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri, nel corso della conferenza stampa tenuta ieri nella sede di Riferimenti, l’associazione antimafia presieduta da Adriana Musella.
«La mia presenza qui – ha spiegato Calleri – significa la vicinanza della Fondazione Caponnetto a Riferimenti, lo stesso Antonino Caponnetto (il procuratore del pool antimafia di Palermo al tempo del maxiprocesso a cosa nostra) era pignolo su questo punto, mai lasciare da soli, ci diceva, coloro che combattono contro la mafia». «Anche gli ultimi tempi, quando per problemi di salute non ce la faceva a spostarsi di persona, mi mandava in autobus a partecipare alle manifestazioni». L’atto vandalico consumato a Capodanno contro Riferimenti e contro altri bersagli casuali in via XXV Luglio è un “campanello d’allarme” che non va sottovalutato, dal quale partire per fare il punto della situazione sulla sicurezza, sia della sede che della stessa persona di Adriana Musella. «Vado a San Luca da sola con la mia macchina – spiega la presidente di Riferimenti – seppure quattro anni fa la vedova Caponnetto aveva chiesto di predisporre misure di sicurezza per la mia persona». Una risposta che tarda ad arrivare, come è giunta dopo 26 anni dall’uccisione del padre, Gennaro Musella, la comunicazione dei benefici per le vittime della mafia. «Ringrazio il ministro Maroni e la Prefettura di Reggio Calabria – conclude Musella – ma servirebbe più rispetto per chi lotta la cultura della mafia».