Adesso è il Censis che in un certo senso certifica la qualità dei servizi sanitari calabresi. Che, secondo lo studio del più importante istituto di ricerca italiano, rimangono ultimi, nella speciale classifica delle regioni italiane, per i servizi offerti. Maglia nera alla Calabria, quindi, ma c’è da dire che tutto il Sud è ad un livello decisamente inferiore rispetto al Nord del Paese. L’Emilia Romagna la regione situata al primo posto in Italia, seguita da Toscana, Veneto e Lombardia.
In particolare, nelle regioni meridionali tutte le articolazioni del servizio sanitario ricevono dai risultati della ricerca giudizi peggiori rispetto alle altre ripartizioni geografiche: i servizi domiciliari (al Sud li considera adeguati solo il 16,8% della popolazione contro il 30,7% a livello nazionale), i servizi territoriali (adeguati per il 25,6% contro il 44,9% a livello nazionale) e il pronto soccorso (adeguato per il 51,5% contro il 69,9% a livello nazionale. La qualità dell’assistenza sanitaria ha evidentemente un peso importante nel determinare le condizioni di salute della popolazione. L’indicatore sintetico delle condizioni di salute nelle regioni italiane elaborato dal Censis mette al primo posto gli abitanti del Trentino (74,9 punti), seguiti da quelli del Veneto (59,1), Friuli (58,7), Lombardia (55,6) ed Emilia (55,3). Gli abitanti con le condizioni di salute peggiori sono, invece, quelli di Basilicata (39), Sicilia (38,7) e Sardegna (37,9). Nei prossimi anni, si legge nella ricerca Censis, la situazione è destinata a cambiare radicalmente: la quota di over 65 nel Sud, pari oggi al 17,8%, raggiungerà nel 2030 la media nazionale (circa il 27%), per superarla dal 2040 (quando sarà pari al 32,7%), per raggiungere nel 2050 il 35,8%. «La ricerca del Censis – ha commentato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi – sulla diversa efficienza oggettiva e percepita dei servizi sanitari nelle Regioni italiane evidenzia quella radicale separazione – al di là delle opinabili graduatorie – tra il Nord e il Sud del Paese – Lazio incluso – che il Governo ha sin dall’inizio voluto affrontare. Si tratta non solo di riunire gli italiani sui diritti fondamentali connessi allo stato di salute, ma di sollecitare anche nel Mezzogiorno quella capacità di gestione dell’ordinaria amministrazione senza la quale difficilmente si esprime capacità di gestione della straordinaria amministrazione. Se la soluzione nel merito – continua Sacconi – consiste nella razionalizzazione degli ospedali generalisti e nello sviluppo dei servizi territoriali, nel metodo si tratta di assumere fino in fondo il percorso della responsabilità che è sostenuto oggi dalla deterrenza dei commissariamenti e domani dal “fallimento politico” disegnato nella riforma del federalismo fiscale».
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