“Il decreto sui precari della scuola, almeno dalle dichiarazioni del ministro Gelmini e dalle notizie uscite oggi da Palazzo Chigi, non sembra avere una logica. Perché non c’è risparmio nella spesa pubblica in quanto il Governo cerca di trasferire il costo sulle Regioni e perché le persone, che prima lavoravano a pieno tempo, adesso si dovrebbero pagare per stare a braccia conserte per il 60% dell’orario”. Quello economico non è l’unico giudizio negativo del vicepresidente della Calabria, Domenico Cersosimo, sulla riforma Gelmini e sulle misure di emergenza da adottare alla vigilia del nuovo anno scolastico.
“I tagli al personale – ha continuato Cersosimo – sono solo la cartina di tornasole del terremoto a cui viene sottoposto l’intero sistema scolastico, dal punto di vista strutturale e della didattica, con un impoverimento della qualità del sapere e della conoscenza, che a sua volta creerà un’Italia impreparata alle nuove sfide dello sviluppo globale”.
“Davanti all’ennesima violazione della leale collaborazione istituzionale, avvenuta oggi con l’approvazione di un decreto mai discusso con le Regioni ma che vorrebbe impegnare le nostre risorse per mettere le toppe all’emergenza precari, è giustissima l’indicazione emersa nella riunione di oggi a Roma sulla scuola tra gli assessori regionali: l’avvio della riforma Gelmini deve essere l’occasione per i presidenti delle Regioni di chiedere al Governo di fare quel confronto che finora ha rifiutato. Per questo – ha sottolineato il vicepresidente della Calabria – occorre evitare di cadere nel tranello del ‘divide et impera’, cioè di essere ricattati dalla questione sociale, dal giusto bisogno di quei lavoratori della scuola che il Governo ha licenziato ed essere costretti a firmare accordi bilaterali Regione-Governo”.
“Si cadrebbe in una spirale senza fine, dato che neppure oggi il Governo è riuscito a dare un dato certo e definitivo sul numero dei precari, tra supplenti annuali, temporanei e personale Ata. Quando la Gelmini – ha aggiunto Cersosimo – dice che sono 13.000 ad avere diritto all’indennità a chi si riferisce? Ridurre così il numero è un’offesa sia ai diretti interessati, sia agli studenti adesso stipati anche fino a 33 nella stessa aula e costretti spesso a fare molti chilometri in più per venire a scuola, che alle famiglie. In tre anni il tetto dei precari della scuola è stimato sopra alle 100.000 unità. Assicurare una quota di stipendio a tutti sarebbe una colossale operazione di assistenzialismo che manderebbe a fondo i bilanci regionali”.
“Noi – ha concluso il vicepresidente – non ci tiriamo indietro per ciò che ci compete, cioè migliorare l’organizzazione della rete scolastica e delle attività complementari a sostegno delle attività formative. In particolare, le Regioni meridionali dell’obiettivo convergenza sostengono programmi finalizzati al rafforzamento della qualità formativa e delle competenze cognitive degli alunni. Ciò permetterà anche di dare opportunità di lavoro ai precari, ma in una logica corretta”.
Ufficio stampa Regione Calabria