Reggio Calabria. E’ stata approvata nell’ultima seduta del Cipe una delibera che prevede lo sblocco di 8,7 miliardi di euro per opere pubbliche, di cui 1,3 miliardi finalizzato all’avvio della fase progettuale e attuativa del progetto “Ponte sullo Stretto”. Al di là del dibattito ideologico dei favorevoli e contrari all’opera, che va lasciato ai radical chic dei salotti bene, la decisione del governo va valutata positivamente in quanto essa dimostra la volontà della maggioranza di passare almeno per quest’opera dalle parole ai fatti. La decisione ci consente anche di esporre alcune importanti osservazioni al fine di conseguire con successo il grande risultato. Il progetto di massima del 1992, a suo tempo presentato al Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, è sostanzialmente lo stesso e costituisce la base del previsto progetto esecutivo, senza aver recepito le numerosissime prescrizioni dell’alto consesso tecnico-amministrativo dello Stato. Va colta quindi l’opportunità della delibera Cipe per avviare una profonda modifica progettuale, dovuta ai progressi della scienza e della tecnologia nel frattempo realizzatisi in merito ai nuovi materiali, agli studi aerodinamici e alla esecutività e cantierizzazione dei grandi progetti off-shore. In tale nuova situazione, nonostante l’avvenuta consegna dei lavori al Contraente generale, lo Stato si dovrà fare carico di un impegno complessivo di tutte le forze culturali, economiche e sociali, senza le quali nessun paese è in grado di realizzare un’opera così qualitativamente impegnativa. Occorre coinvolgere le tre Università siciliane e l’Università Sapienza di Roma in un consorzio a sostegno di un grande laboratorio sulla scienza e sulle tecnologie dei materiali; mentre le tre Università calabresi in consorzio con il Politecnico di Milano potrebbero supportare una grande galleria del vento per completare la progettazione delle funi, della piattaforma e delle torri di sostegno che in parte potrebbero trovare collocazione sotto il livello del mare. Ciò potrebbe consentire una maggiore sicurezza di esercizio, la riduzione della lunghezza della campata centrale e un drastico abbattimento dei costi.
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