Reggio Calabria. “Fine dell’Utopia?”, è il tema del dibattito promosso dalla Sezione giovanile dell’Associazione culturale Anassilaos che si terrà domani alle ore 18 presso la sala di San Giorgio al corso. La conversazione, curata dal dottor Franco Iaria partirà dal neologismo coniato da Tommaso Moro e dalla sua opera più famosa “Utopia”, parola che contiene in sé, già dalla sua creazione, una certa ambiguità. Scontato il termine “topos” (in greco luogo) resta la discussione sul suffisso interpretato ora come “eu” (“eutopos” buon luogo), “ou” (“outopos” nessun luogo). Il libro contiene la descrizione di una ideale società organizzata nella quale vige, tra l’altro, la comunione dei beni. E’ evidente che da Moro in poi, il termine ha assunto significati diversi a seconda delle situazioni storiche ed è stato applicato ora all’economia ora alla società ora anche alla religione. L’espressione è stata anche utilizzata per definire aspetti del pensiero politico greco, di alcuni filosofi, ricordiamo Platone o poeti come Esiodo. E’ però nei secoli XVII, XVIII, XIX e XX che troviamo l’uso del termine per definire stati ideali (Campanella, La città del sole) o società egualitarie che prevedono l’abolizione delle differenze sociali, economiche, culturali. Nel Novecento, nel nome dell’utopia, sono stati creati movimenti politici e stati nei quali l’individuo è stato schiacciato e travolto, pensiamo al nazismo e alla sua pretesa di creare un uomo nuovo e perfetto sia sul piano fisico-razziale che su quello culturale; pensiamo al comunismo e alla sua pretesa di creare una società di eguali anche a costo di milioni di morti. «Gli utopisti hanno avuto il merito di avanzare idee e proporre soluzioni che potevano, ed erano al tempo in cui essi vivevano, palesemente irrealizzabili ma, il progresso dell’umanità nel campo dei diritti, dell’uguaglianza giuridica, economica e sociale c’è stato pur con tutti i limiti che sono davanti ai nostri occhi. Porsi oggi il problema di quale utopia possibile è dunque importante», sostiene Tito Tropea, Presidente dell’Anassilaos Giovani. «Bisogna dunque – conclude Tropea – trovare la maniera e il modo di ripartire, se non dall’utopia, almeno con gli ideali e in questo i giovani debbono impegnarsi perché spetta a loro, nel fallimento dei padri, cercare nuove vie per cambiare il mondo.
Dominella Trunfio