Reggio Calabria. Promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos si terrà martedì 27 aprile alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso, nell’ambito degli incontri con il grande Cinema, l’omaggio al regista giapponese Akira Kurosawa (23 marzo 1910-6 settembre 1998) nel centenario della nascita. A parlare dei cineasta nipponico, uno dei registi più importanti del cinema internazionale, Premio Oscar alla Carriere nel 1990, e del suo film “Rashomon” che nel 1950 ottenne il Leone d’oro alla Mostra Cinematografica di Venezia e nel 1951 l’Oscar quale migliore film straniero, consacrandone la fama a livello internazionale, sarà il Prof. Nicola Petrolino, studioso di cinema e Vicepresidente del Circolo del Cinema “Charlie Chaplin”. Kurosawa discendeva da una nobile famiglia di samurai, e ciò spiega anche l’attenzione rivolta nella sua produzione ad aspetti e momenti della storia giapponese nella quale tanta parte aveva la tradizione e l’etica del samurai. Visse uno dei momenti cruciali della storia del suo paese che governato da un acceso militarismo, da potenza militare e conquistatrice fu ben presto sconfitto e ridotto sotto l’ occupazione militare statunitense che comunque l’avviò alla democrazia ponendo le basi di quel travolgente successo economico che ha caratterizzato gli anni Sessanta e settanta del XX secolo. Fu il fratello Heigo, morto suicida nel 1930, ad avviarlo alla conoscenza della letteratura occidentale russa e inglese, soprattutto Shakespeare, i cui drammi fornirono le basi di molti dei suoi film, e soprattutto del cinema. Dopo aver collaborato con il regista Kajiro Yamamoto, egli realizza nel 1943 il suo primo film da regista Sugata Sanshiro. Ad esso seguono, fino alla scomparsa nel 1998, decine di film, alcuni dei quali hanno segnato la storia del cinema: Ichiban Utsukushiku (Il più dolce, 1944); Tora no o wo fumu otokatachi (Coloro che pestarono la coda della tigre, 1945); Asu o tsukuruku hitohito (Coloro che fanno il domani, 1946); Waga seishunni kunashi (Non rimpiango la mia gioventù, 1946); Subarashiki nichiyobi (Una domenica meravigliosa, 1947); L’angelo ubriaco (1948) che segna l’esordio di Tashiro Mifune, l’attore con il quale Kurosawa strinse un sodalizio artistico intensissimo; Cane randagio (1949); Shibun (Scandalo, 1950); il già menzionato Rashomon interpretato da Mifune; Haguchi (1951), ispirato a L’idiota di Dostoevskij; Vivere (1952); I sette samurai (1954) con il quale vince il Leone d’argento alla Mostra di Venezia e che, qualche anno dopo, il cinema americano riprese con il remake I magnifici sette, diretto J. Sturges; Bassifondi (1957), ancora tratto da uno scrittore russo, Gor’kij; Il trono di sangue (1957), ispirato al Macbeth di Shakesperae; La fortezza nascosta (1958); La sfida del samurai (1961), ripreso nel 1964 da Sergio Leone nella pellicola Per un pugno di dollari; Anatomia di un rapimento (1963), Barbarossa (1965) e, nel 1970, dopo ben cinque anni di silenzio dovuto a difficoltà economiche, Dodes’ka-den (1970); Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure (1970); nel 1980 Kurosava, grazie al sostegno di Coppola e Lucas realizza uno dei suoi capolavori Kagemusha, l’ombra del guerriero; nel 1985 è la volta di Ran (1985), tratto dal Re Lear di Shakespeare. Nel 1990 è la volta di Sogni e nel 1991 di Rapsodia in agosto (1991). L’ultimo suo film è Madadayo – Il compleanno. Esso segna un po’ la sintesi della visione della vita dell’artista ormai ottantatreenne (1993), che si rappresenta nella figura del vecchio professore cui gli ex-allievi rendono onore. Madadayo in giapponese significa non ancora, ed è la frase propiziatoria che, secondo la tradizione giapponese, gli anziani declamano il giorno del loro compleanno, riferendosi alla morte. L’anziano regista che diceva “vivi ogni attimo e questo non sarà mai l’ultimo” avrà sicuramente detto “madadayo”.
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