Reggio Calabria. Il segretario provinciale della Uilpa, Patrizia Foti, nel suo intervento all’incontro di ieri dell’Anm ha “fotografato” la reale situazione degli uffici giudiziari reggini, alle prese con carenze di risorse e mezzi. Di seguito il discorso integrale del segretario Foti:
Intervengo sia come segretario provinciale Uilpa che in sostituzione del segretario generale Uilpa giustizia Antonino Nasone firmatario con l’Anm, con l’organismo unitario dell’avvocatura, del patto per la giustizia.
Ribadiamo la nostra solidarietà al dott. Salvatore Di Landro e a tutti i magistrati reggini minacciati che stanno operando in prima linea contro una efferata criminalità organizzata.
Non sto qui a rappresentarvi perché ben conosciuta, la drammatica situazione dei nostri uffici e gli sforzi che quotidianamente facciamo per superare i problemi oramai cronici e quotidiani, ma voglio segnalare e lo farò, con dati alla mano, che nel nostro Paese si registra una grave anomalia rispetto alle nazione europee, poiché da noi la riduzione della spesa pubblica si interpreta solo e unicamente come riduzione delle risorse da destinare alla pubblica amministrazione, comportando come conseguenza la ennesima tagliola, che opera riduzioni aritmetiche, senza tenere minimamente conto delle esigenze organizzative e funzionali, riducendo così la sua capacità di rispondere in modo efficiente alle necessità dei cittadini.
Infatti, le riforme della P.A. sono sempre state viste come generatrice di risparmio.
Questo tipo di tagli indiscriminati pesa ancora di più in quelle amministrazioni che come quella della giustizia per i compiti che svolgono avrebbero necessità di essere valorizzate.
Già con il provvedimento n. 112 del 2008 abbiamo subito un taglio di
risorse economiche pari a 942 milioni di euro e solo al Dog. cioè al Dipartimento organizzazione giudiziaria e con l’ultima manovra economica recentemente varata si è avuta una riduzione pari a circa 300 milioni di euro quindi per un totale di circa 1 miliardo e 250 milioni di euro quindi un vero e proprio colpo di grazia al sistema giudiziario.
Tutto ciò comporterà che non sarà più possibile garantire negli uffici la prosecuzione dell’attività ordinaria, già portata a termine con estrema difficoltà, che non ci saranno fondi sufficienti per pagare gli straordinari, per comprare i beni di uso quotidiano, come per esempio: la carta per le fotocopie, la benzina per le macchine di servizio ect.
Un esempio di ciò è la celebrazione dei processi presso l’aula bunker di Reggio Calabria, senza aria condizionata, condizione questa che ha determinato il funzionamento del sistema di allarme, il quale è operativo in caso di incendio, ciò in quanto non ci sono i fondi per riparare il sistema di aerazione.
Questa è la realtà in cui operano magistrati, personale giudiziario e tutti gli addetti ai lavori.
Non si vuole comprendere o si fa finta di non capire che il Dog cioè il Dipartimento dell’organizzazione giudiaria aveva ed ha bisogno di investimenti, ma di investimenti concreti per la nostra realtà e non bricioline (basti pensare alle spese per la manutenzione delle autovetture blindate).
Bisogna avere il coraggio di investire sugli strumenti, sulle risorse umane e su moderni sistemi informatici e sull’assistenza tecnica informatica, solo così se si vuole si può puntare all’efficienza dei servizi, alla durata brevi dei processi, allo snellimeto delle procedure.
Perché a volte le lungaggini dei processi sono nella quasi totalità attribuibili alla scarsa dotazione organica dei magistrati e del personale amministrativo che non di certo è proporzionato ai notevoli carichi di lavoro di Corte di Appello come la nostra.
Occore trovare una soluzione al ridimensionamento degli organici ormai ridotti all’osso, in quanto stiamo assistendo a continui pensionamenti di personale che sappiamo che non sarà possibile rimpiazzare, a causa del blocco del turnover sino al 2013.
Solo percorrendo la strada del rinnovamento noi saremo in grado di offrire alla collettività una giustizia veloce e non lumaca, garantendo così il rispetto dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione per tutti i cittadini.
Ma noi non condividiamo e non accettiamo riforme elaborate in modo unilaterale, calate dall’alto, portate avanti cavalcando il malcontento dell’opinione pubblica e denigrando i pubblici dipendenti, definendoli improduttivi, fannulloni e assenteisti.
Bisogna avere rispetto della nostra dignità lavorativa.
Né possiamo accettare che la responsabilità delle inefficienze venga scaricata soltanto sui lavoratori, perché le riforme devono essere il frutto, l’esito di un percorso il più possibile condiviso e accettato anche da quei soggetti che sono fattori essenziali della loro riuscita, vale a dire: i protagonisti del lavoro pubblico, gli operatori dei servizi, i lavoratori della pubblica amministrazione.
E non come è avvenuto il 29/07/2010, giorno in cui l’ammiistrazione della giustizia ha sottoscritto con solo sindacati minoritari (Cisl, Unsa e Federazione intesa) un contratto, dove con il nuovo ordinamento professionale previsto dal suddetto ccnl, non ci sono nella maniera più assoluta progressione di carriera per il personale giudiziario, ma ci sono semplici e speculativi passaggi economici all’interno delle aree, senza un minimo impegno futuro per la reale ricomposizione dei profili professionali, nel rispetto di quanto stabilto dal ccnl 2006/2009, con particolare all’10 commi 4 e 6.
Il personale giudiziario è l’unico in tutta la P.A. a non aver effettuato alcuna vera riqualificazione nell’arco di un decenno.
Quindi un ccnl che demansiona e dequalifica tutti i lavoratori, che peggiorerà le condizioni lavorative, professionali ed economiche di tutti dipendenti, che getterà gli uffici nel caos, rallentando i servizi.
In queste condizioni che risposta riusciano a dare alla collettività e all’Europa?
Dire che gli uffici giudiziari del distretto stanno vivendo una realtà difficile è dire poco, possiamo affermare che siamo in uno stato di emergenza nell’emergenza, in una realtà locale dove l’alto tasso di criminalità organizzata aumenta a dismisura generando forte timore non solo per l’incolumità dei magistrati ma anche del personale giudiziario che opera al loro fianco.
Quindi il nostro ennessimo appello è rivolto a tutte le forze istituzionali e politiche oggi presenti: migliorate i sistemi di sicurezza per i magistrati, per il personale giudiziario ma anche per tutti coloro che operano e interagiscono quotidianamente all’interno degli uffici giudiziari, aumentate le risorse finanziare attraverso i denari percepiti con l’aumento del contributo unificato e con il recupero delle spese di giustizia e dalle quote di competenza del Ministero della giustizia in relazione ai beni sequestrati ai mafiosi, fondi dormienti di cui fino ad oggi, non abbiamo avuto nemmeno un euro.
Valutate positivamente le domande di coloro che da altri distretti vogliono venire nei nostri uffici e che sono sponsorizzate dai capi degli uffici giudiziari del distretto anche in virtù del fatto che queste proposte sono state più volte sollecitate dal segretario generale Nasone, poiché il distretto di Reggio Calabria a differenza di altre realtà nazionali è in grande sofferenza sia per l’eccesivo carico di lavoro,per le carenze croniche del personale giudiziario e per l’alto grado di criminalità organizzata.
In questo settore così delicato solo se vi è volontà politica si possono trovare le intese, anche al di fuori degli schemi ideologici.
Noi non molleremo, perchè siamo convinti che senza Giustizia non c’è democrazia.