Reggio Calabria. Di seguito si riporta una nota diffusa da Generazione Italia Giovani Reggio Calabria in merito all’invio degli 80 militari che saranno in città da lunedì prossimo 18 ottobre a presidio delle sedi giudiziarie, dopo le gravi intimidazioni ai danni della magistratura.
Reggio come Beirut. Auto incendiate, saracinesche divelte, bomba in Procura, proiettili ai magistrati e, in ultimo, per non farci mancare proprio nulla, bazooka ritrovati per strada. Uno scenario da guerra civile in cui tutta, o meglio, quella maggioranza di città ‘sana’, risulta essere innocente protagonista. Una città che, più volte, si è ribellata, che è scesa per le strade, nelle piazze, senza distinzioni politiche, sociali e religiose, per ribadire in modo unanime il proprio sdegno. Ma può finalmente la città gioire? A giorni, come noto, con grande solerzia della politica, saranno inviate delle unità del nostro Esercito. Una solerzia lunga circa dieci mesi. Tanto è trascorso da quel 3 gennaio 2010, giorno in cui fu eseguito l’attentato in Procura e in cui a gran voce, l’esponente di Futuro e Libertà per l’Italia. On. Angela Napoli e una parte di città, chiese l’invio degli stessi. Sorge con spontaneità, una prima riflessione, sul periodo intercorso tra l’idea e l’azione e ci si chiede se in dieci mesi non si sarebbe potuto evitare il crescendo delle minacce mafiose. Ci si interroga, inoltre, sul ruolo che andranno a ricoprire i militari che, a dire del Prefetto Luigi Varratta: “verrà impiegato per lo più nel presidio degli obiettivi sensibili come gli uffici giudiziari”. Uno spiegamento, da quanto si legge, di mera difesa, indispensabile, ma sicuramente non sufficiente per contrastare il fenomeno mafioso. Occorrerebbe infatti, pianificare una strategia più ampia, composta da pattugliamenti, rastrellamenti e di attacco diretto agli interessi economici dei clan malavitosi, operazione che non comporterebbe per questo una militarizzazione della città. Una strategia militare che definiremmo “offensiva” con il chiaro intento di ripristinare la legalità nella nostra città e di riaffermazione della sovranità dello Stato. In ultimo, riteniamo che all’azione militare, la politica debba offrire alternative sane per la società calabrese, investendo sui giovani risorse economiche ma soprattutto culturali, togliendo cosi l’opportunità, alla malavita, di cogliere consenso, che seppur in calo, persiste tutt’oggi. Il solo ruolo di presidio, in questa ottica, appare come una immagine di grande apparenza ma di poca sostanza. Con questo, Generazione Italia Giovani, si augura di porre gli argomenti esposti come punto di riflessione, convinta sempre più che Reggio, ma la Calabria tutta, libera dalle ‘ndrine, sia una esigenza della collettività e non di pochi.
Generazione Italia Giovani Reggio Calabria