Pannunzio dal “Mondo” al Partito Radicale: vita di un intellettuale del Novecento (pp. 288, € 19,50) Edizioni Mondadori è l’ultimo libro di Massimo Teodori. Mario Pannunzio, nato a Lucca, visse a Roma dove si laureò in Giurisprudenza. Dopo un’iniziale passione per l’architettura, si dedicò alla pittura e frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia. Scoprì infine la sua vera passione: il giornalismo. Ad appena ventitré anni fondò Oggi Settimanale di lettere e arti. Secondo Pannunzio la libertà è qualcosa che si sente e non si definisce: prima ancora che una realtà politica è passione morale. Fu sempre curioso nei confronti della realtà e amava le sfide: cui non si sottrasse mai. Pur spostandosi poco da Roma (città che amò e visse intensamente) ebbe sempre una costante attenzione alla cultura internazionale. In politica estera gli Stati Uniti, il Regno Unito e Israele furono i suoi capisaldi. Partecipò alla rinascita del Partito Liberale che rappresentò nella Consulta Nazionale. Ribadì sempre, con fermezza, che il Partito Liberale non aveva nulla a che fare con i conservatori e i reazionari e men che mai con l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. I suoi riferimenti culturali furono Tocqueville – una folgorazione giovanile – Benedetto Croce e Gaetano Salvemini che collaborò anche a Il Mondo. Politicamente apprezzava Giuseppe Saragat e fu legato da una profonda amicizia a Leo Valiani. Netta l’opposizione al PCI di Togliatti; non che amasse la Democrazia Cristiana, ma almeno era un partito democratico. Pannunzio fu anche tra i fondatori del Partito Radicale per il quale immaginò come simbolo un cavallo in corsa. Fu scelto invece il berretto frigio rosso poi sostituito nel 1974 dalla rosa nel pugno. Il 19 febbraio 1949 apparve nelle edicole Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio. Ai collaboratori consigliava di tenersi sul terreno delle cose concrete, di far vedere da vicino i nostri mali, di proporre rimedi. Io ho il terrore degli articoli generali sulla democrazia, i partiti e così via. Tanti gli intellettuali, molti giovani, che scrivevano su Il Mondo. Molti poi diverranno storiche firme del giornalismo italiano: Adolfo Battaglia, Giovanni Spadolini, Eugenio Scalfari, Giovanni Russo, Alberto Arbasino, Antonio Cederna, Enzo Forcella. Il progetto politico culturale di Pannunzio era creare una Terza Forza – saldamente ancorata all’Occidente e all’Europa – con tre caratteristiche: l’anticomunismo non viscerale, l’antifascismo non idolatrato e l’anticlericalismo laico e tollerante. L’ 8 marzo 1966 uscì l’ultimo numero de Il Mondo. Chiusa questa esperienza, Pannunzio si dedicò agli studi sino alla morte che sopraggiunse nel 1968. Aveva chiesto che le sue carte fossero bruciate: per fortuna gli eredi non rispettarono la sua volontà.
Tonino Nocera