di Angela Panzera
Reggio Calabria. Questa mattina dinnanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, Bruno Finocchiaro presidente, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Mario Andrigo, ha svolto la prima parte della lunga requisitoria nell’ambito del processo d’appello sull’omicidio di Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale assassinato il 16 ottobre del 2005 a Locri, precisamente davanti a Palazzo Nieddu del Riu mentre erano in corso le primarie del partito di centrosinistra allora denominato “Ulivo”. Per il delitto del politico calabrese, la Corte d’Assise di Locri, il 2 febbraio del 2009, ha condannato alla pena dell’ergastolo Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino, Vincenzo Cordì e Carmelo Dessì sono stati condannati rispettivamente a 12 e 4 anni, Antonio Dessì ad 8 anni mentre, per l’altro imputato Alessio Scali, la Corte decise di non procedere perché egli, pur essendo accusato del reato associativo, per questo capo d’imputazione era stato già condannato a 5 anni e 4 mesi nell’ambito del processo denominato “Lampo”. Alla sbarra vi erano anche Bruno Piccolo e Domenico Novella che venne processato con il rito abbreviato e condannato a 13 anni e mezzo per il delitto. Piccolo e Novella decisero di collaborare con la giustizia fornendo agli inquirenti particolari rilevantissimi sull’omicidio e le loro dichiarazioni caddero come un macigno sulla sorte processuale degli altri imputati. Piccolo si tolse la vita il 15 ottobre del 2007. Novella in particolare indicò ai magistrati che i Marcianò erano i mandanti del delitto. Novella confermò di essere molto amico con Ritorto e inoltre affermò che Giuseppe Marcianò accompagnò Ritorto, a bordo di una Fiat Uno di colore bianco, nei minuti precedenti l’assassinio.
Novella inoltre riferì il movente dell’omicidio. Se in un primo momento si pensò che l’onorevole Fortugno fu assassinato da Ritorto, su ordine di Alessandro Marcianò, perché il politico voleva consegnare alla Dda delle registrazioni compromettenti che lo riguardavano, il collaboratore di giustizia affermò che Fortugno non fu ucciso per questo, ma perché i Marcianò avevano sostenuto alle elezioni regionali l’allora consigliere uscente Mimmo Crea e quest’ultimo, con Fortugno tolto di mezzo, poteva tornare a sedere in aula.
Ritornando alla requisitoria, questa mattina il pm Andrigo nel suo intervento ha analizzato i rapporti che intercorrevano fra i Marcianò, Audino e Domenico Novella. Il magistrato ha poi approfondito l’aspetto che riguarda la serie di appostamenti che il gruppo degli imputati, come confermato nella sentenza di primo grado, effettuarono nei pressi dell’abitazione dell’onorevole Fortugno nei giorni precedenti al fatto. Analisi affrontata attraverso le carte della sentenza di primo grado, le innumerevoli intercettazioni telefoniche e ambientali e le dichiarazioni rese anche da Novella e Piccolo. Successivamente il pm Andrigo ha parlato del furto dell’automobile che sarebbe servita a portare i killer sul luogo del delitto e ha ricostruito il giorno dell’omicidio, analizzando i singoli momenti vissuti da tutti gli imputati e dall’onorevole Fortugno. La requisitoria della pubblica accusa terminerà il 16 dicembre prossimo quando in aula interverrà il pg Fulvio Rizzo e in quel giorno si conosceranno quindi, le richieste di condanna.
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