Reggio Calabria. Ho letto con interesse la nota del presidente della Camera di Commercio ed i pochi commenti, seppur autorevoli, che ne sono seguiti. Sento il bisogno di intervenire in quanto condivido le preoccupazioni sull’oggettiva pericolosità di certe esternazioni – specie quelle non supportate da atti ufficiali – e sulle gravi conseguenze delle stesse per l’economia, già fragile, della nostra città. Purtroppo, il dibattito politico nel nostro Paese da troppo tempo si fonda esclusivamente sulla demonizzazione dell’avversario, a tutti costi e con qualsiasi mezzo, sullo spargimento di veleni, sulla contrapposizione non delle idee, ma delle persone. Ciò determina una progressiva disaffezione e sfiducia dei cittadini nei confronti della politica, fenomeno sul quale ci si interroga con ipocrisia e demagogia in occasione delle tornate elettorali, sapendo che più la gente si allontana più saranno gli interessi dei singoli e dei gruppi di potere a determinare le scelte. Quando poi, come sta succedendo nella nostra città, lo scontro politico si gioca senza alcuna remora e senza sensi di colpa, gli effetti sono devastanti in quanto si innesca un meccanismo patologico che crea danni all’intera collettività: è il caso della polemica sul bilancio del Comune che, ormai da diversi mesi, costituisce l’unico elemento di dibattito-scontro politico e occupa gran parte dell’informazione locale. Si è impiantata una discussione solo su congetture e illazioni, tutto ciò in spregio al chiaro ed inequivocabile giudizio dell’unico organo preposto alla valutazione del bilancio di un Ente pubblico: la Corte dei Conti; una polemica sterile che ha coinvolto gli interessi di diverse imprese locali che hanno visto acuirsi le difficoltà di accesso al credito, così come ben evidenziato dal dottore Dattola. Ma ancora più sconvolgente appare che, a poco più di un mese dalla terribile tragedia occorsa alla dirigente di ragioneria – maturata proprio in questo contesto -, si sia riaccesa la polemica su tale tragico evento. Un evento che avrebbe, invece, dovuto essere motivo di un’attenta riflessione da parte della politica, dell’informazione e di tutta la società civile sul valore assoluto della vita umana e ciò, beninteso, a prescindere dall’innocenza o dalla colpevolezza che l’esito dell’indagine in corso dovrà accertare. E’ mia opinione che anticipare i giudizi, generalizzare le accuse, speculare sui fatti per raggiungere gli obiettivi voluti serva soltanto ad ostacolare la doverosa ed imprescindibile ricerca della verità. Credo che la fiducia ed il rispetto per la magistratura – specie per quella di Reggio che ogni giorno dà prova di elevata professionalità ed imparzialità – imponga di attendere con serenità i responsi. La preoccupazione che colgo tra la gente è che ciò che è accaduto negli ultimi dieci mesi possa far ricadere Reggio nella fase di decadimento in cui versava 15 anni orsono, ricacciandola ai tempi dell’angoscia collettiva, della miseria ideale e della disgregazione sociale in sintesi nello status di “città dolente”. Se ciò accadesse verrebbe in poco tempo disperso il grande patrimonio ideale che in questi anni siamo riusciti a costruire, che ha fatto uscire la città dal ghetto politico in cui si era cacciata riconciliandola con il resto del Paese e che ha restituito ai reggini il senso di appartenenza ad una comunità e l’orgoglio di farne parte. Vanificheremmo il grande sforzo di una fase amministrativa che ha determinato la crescita della nostra città risollevandone il livello di credibilità e di immagine, dando corso alla realizzazione di grandi opere ed infrastrutture. Ma, soprattutto, disperderemmo quella grande vittoria politica che rappresenta il più grosso privilegio che Reggio abbia mai avuto nella storia moderna: la Città Metropolitana. La Reggio del futuro dovrà muovere da questo suo recente passato: dovrà caratterizzarsi ancor di più in chiave turistica, dovrà assumere i connotati di una città dotta e cosmopolita, dovrà sfruttare le opportunità nascenti dalla liberalizzazione del mercato del mediterraneo assumendo un ruolo di centralitá, non solo geografica, ma soprattutto socio-economico. L’auspicio è che la contesa politica possa svolgersi su questi temi, sul futuro della nostra città, su ciò che davvero vogliamo realizzare. Si dovranno affrontare i veri problemi dell’immediato futuro: il federalismo fiscale, le ristrettezze economiche conseguenza della crisi globale che investe tutti i paesi occidentali, il mantenimento ed il miglioramento dell’attuale livello dei servizi, la realizzazione delle grandi opere pubbliche in progetto, il sostegno ai ceti deboli, la lotta alla disoccupazione, e – il più importante – la lotta alla ‘ndrangheta. Questi dovrebbero essere i temi di confronto e anche di contrapposizione ma sempre in chiave propositiva e di civile dialogo politico.
Demetrio Arena