Reggio Calabria. Come è stato detto più volte, la disoccupazione femminile è ormai emergenza nazionale. E’ noto che le donne calabresi potrebbero, con il loro lavoro, innalzare il pil di oltre sette punti, con una ricaduta di nuovo sviluppo e di certezza per il loro futuro e quello dei loro figli. Nella nostra regione nessuno se ne occupa ed in particolare non se ne occupano la Giunta e le varie Commissioni di Pari Opportunità presenti in ogni campo lavorativo. La voglia di lavoro e la voce delle donne rimangono inascoltate e, nel contempo, si sta innestando una nuova questione morale, questione rappresentativa del vuoto democratico in questa Italia che oggi è agli ultimi posti in Europa per ciò che riguarda l’equiparazione tra i due sessi. Noi donne calabresi dobbiamo modificare lo stato attuale delle cose ed adeguare i nostri obiettivi per la massima occupazione. La prima cosa da fare è quella di verificare la qualità e la quantità quotidiana della presenza femminile nei media. La nostra società non dà spazio alle donne per ciò che esse sono, per le qualità che offrono, sia nel mercato del lavoro che nella cultura. Lo sforzo compiuto dalle donne in questi ultimi vent’anni e i riconoscimenti scolastici ottenuti ai vari livelli, di fatto, non hanno inciso nè sul piano personale nè su quello territoriale. Tra l’altro, non c’è stata un’adeguata gestione dei fondi comunitari che avrebbero potuto offrire qualche risposta. Lo sviluppo economico e la politica non stanno camminando insieme. Infatti, la rappresentanza femminile in politica è scarsissima ed allarga il divario tra donne e uomini nella società. La discussione aperta nel nostro Paese a seguito dei noti fatti riferiti al mestiere più antico, la prostituzione, ci pone davanti ad una società politica governata da un unico sesso, il quale, anzichè privilegiare la meritocrazia che aiuta lo sviluppo, declina sul mercimonio: si offre alle donne l’opportunità di un rapido e sostanzioso guadagno, se sono pronte, di età giovane e capaci di offrirsi al miglior acquirente del loro corpo. Come possiamo immaginare, in questo contesto, il futuro delle nuove generazioni? Ragazzi e ragazze sono le due facce della stessa medaglia e sicuramente la società non evolve se non si sta uniti sul terreno della dignità. Ogni essere umano è rappresentato dalla forza della propria autonomia economica derivante dal lavoro, che nella nostra regione non si raggiunge. Molti sono i trentenni che non hanno mai effettuato una giornata lavorativa. E’, dunque, delittuoso fare passare la vendita del proprio corpo come una opportunità di vita. Tra l’altro, “la vendita” prescrive freschezza degli anni. Ma ciò che più deve indignare è quella sottile provocazione che dice che la prostituzione è un fatto privato. Va anche ricordato che anche nel privato ci sono un’etica e una morale. Lo squallore, la prepotenza e la volgarità di queste ore in Italia devono spingere donne ed uomini di buon senso a sviluppare una rete valoriale condivisa, capace di sconfiggere ogni pretesa di onnipotenza e impunità. Dobbiamo difendere le persone come testimoni della centralità della dignità umana. Dobbiamo spendere ogni sapere della nostra generazione di donne per indicare a sindacati e partiti la priorità del lavoro come obiettivo unificante della nostra gente di Calabria. Tutte le Commissioni di Parità devono fare rete per porre come emergenza nazionale un piano straordinario per l’occupazione delle donne calabresi e non si dica che le donne non rispondono alle chiamate. Dobbiamo fidarci delle istituzioni calabresi, occupate, ahinoi, da soli maschi che sono impegnati a tutelare i ploro interessi e quelli di parenti e amici. Finiamola, donne e uomini, di sottovalutare i nostri diritti e la nostra forza. Salviamo con la nostra intelligenza e la nostra passione la Calabria e l’Italia.
Antonia Lanucara PD Calabria