Reggio Calabria. “Desidero confermare che sono sieropositivo: ho l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans di tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia”. Con questo comunicato stampa in data 23 novembre 1991, Freddie Mercury, leader del gruppo musicale dei Queen e star internazionale della musica rock, confermava la sua malattia intorno alla quale si vociferava da tempo su tutti i mass media internazionali. Il giorno successivo, 24 novembre, venti anni fa, all’età di quarantacinque anni, egli si spegneva a Londra. Alla figura dell’artista britannico, nato a Stone Town il 5 settembre 1946, di origini indiane e il cui vero nome era Farrokh Bulsara, l’Associazione Anassilaos Giovani, nell’ambito del ciclo sul tema “L’Età Breve. Viaggio nell’ “arte maledetta” (Arte Figurativa, Musica, Poesia) dedica il suo terzo incontro, frutto di un lavoro di gruppo al quale hanno partecipato Giacomo Marcianò, che ha raccolto i documenti, Tito Tropea, Giovanni Azzarà e altri giovani di Anassilaos. L’appuntamento è in programma martedì 22 febbraio alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso. Fondatore, nel 1970 del complesso rock dei Queen (“È un nome corto, semplice e facile da ricordare; poi esprime quello che vogliamo essere, maestosi e regali. Il glam è parte di noi, vogliamo essere dandy”, spiegò lo stesso artista a proposito del nome scelto per la band), di cui fu il leader fino alla morte, è uno dei cantanti rock più celebri del novecento, sia come cantante che come compositore. “L’eccesso fa parte della mia natura. La noia è una malattia. Io ho bisogno di pericolo ed emozione“ ebbe a dire e sempre si volle sempre presentare, in pubblico, come personalità trasgressiva (celebri i suoi travestimenti nei concerti), anche se mantenne sempre uno stretto riserbo nella sua vita privata. L’influenza sua e dei Queen sulla musica contemporanea è stata enorme ed ancora oggi molti giovani, in tutto il mondo, continuano ad ascoltarne la musica. In una intervista concessa prima della morte sembra abbia detto: “Non voglio cambiare il mondo, lascio che siano le mie canzoni ad esprimere le sensazioni e i sentimenti che provo ed ho provato. Essere felici è il traguardo più importante per me, ora, e quando sono felice il mio lavoro lo dimostra… Adesso voglio solamente avere tutta la gioia e la serenità possibili, e vivere quanta più vita possa, per tutto quel poco tempo che mi resta da vivere”. |
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Reggio Calabria. “Desidero confermare che sono sieropositivo: ho l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans di tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia”. Con questo comunicato stampa in data 23 novembre 1991, Freddie Mercury, leader del gruppo musicale dei Queen e star internazionale della musica rock, confermava la sua malattia intorno alla quale si vociferava da tempo su tutti i mass media internazionali. Il giorno successivo, 24 novembre, venti anni fa, all’età di quarantacinque anni, egli si spegneva a Londra. Alla figura dell’artista britannico, nato a Stone Town il 5 settembre 1946, di origini indiane e il cui vero nome era Farrokh Bulsara, l’Associazione Anassilaos Giovani, nell’ambito del ciclo sul tema “L’Età Breve. Viaggio nell’ “arte maledetta” (Arte Figurativa, Musica, Poesia) dedica il suo terzo incontro, frutto di un lavoro di gruppo al quale hanno partecipato Giacomo Marcianò, che ha raccolto i documenti, Tito Tropea, Giovanni Azzarà e altri giovani di Anassilaos. L’appuntamento è in programma martedì 22 febbraio alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso. Fondatore, nel 1970 del complesso rock dei Queen (“È un nome corto, semplice e facile da ricordare; poi esprime quello che vogliamo essere, maestosi e regali. Il glam è parte di noi, vogliamo essere dandy”, spiegò lo stesso artista a proposito del nome scelto per la band), di cui fu il leader fino alla morte, è uno dei cantanti rock più celebri del novecento, sia come cantante che come compositore. “L’eccesso fa parte della mia natura. La noia è una malattia. Io ho bisogno di pericolo ed emozione“ ebbe a dire e sempre si volle sempre presentare, in pubblico, come personalità trasgressiva (celebri i suoi travestimenti nei concerti), anche se mantenne sempre uno stretto riserbo nella sua vita privata. L’influenza sua e dei Queen sulla musica contemporanea è stata enorme ed ancora oggi molti giovani, in tutto il mondo, continuano ad ascoltarne la musica. In una intervista concessa prima della morte sembra abbia detto: “Non voglio cambiare il mondo, lascio che siano le mie canzoni ad esprimere le sensazioni e i sentimenti che provo ed ho provato. Essere felici è il traguardo più importante per me, ora, e quando sono felice il mio lavoro lo dimostra… Adesso voglio solamente avere tutta la gioia e la serenità possibili, e vivere quanta più vita possa, per tutto quel poco tempo che mi resta da vivere”. |
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Reggio Calabria. “Desidero confermare che sono sieropositivo: ho l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans di tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia”. Con questo comunicato stampa in data 23 novembre 1991, Freddie Mercury, leader del gruppo musicale dei Queen e star internazionale della musica rock, confermava la sua malattia intorno alla quale si vociferava da tempo su tutti i mass media internazionali. Il giorno successivo, 24 novembre, venti anni fa, all’età di quarantacinque anni, egli si spegneva a Londra. Alla figura dell’artista britannico, nato a Stone Town il 5 settembre 1946, di origini indiane e il cui vero nome era Farrokh Bulsara, l’Associazione Anassilaos Giovani, nell’ambito del ciclo sul tema “L’Età Breve. Viaggio nell’ “arte maledetta” (Arte Figurativa, Musica, Poesia) dedica il suo terzo incontro, frutto di un lavoro di gruppo al quale hanno partecipato Giacomo Marcianò, che ha raccolto i documenti, Tito Tropea, Giovanni Azzarà e altri giovani di Anassilaos. L’appuntamento è in programma martedì 22 febbraio alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso. Fondatore, nel 1970 del complesso rock dei Queen (“È un nome corto, semplice e facile da ricordare; poi esprime quello che vogliamo essere, maestosi e regali. Il glam è parte di noi, vogliamo essere dandy”, spiegò lo stesso artista a proposito del nome scelto per la band), di cui fu il leader fino alla morte, è uno dei cantanti rock più celebri del novecento, sia come cantante che come compositore. “L’eccesso fa parte della mia natura. La noia è una malattia. Io ho bisogno di pericolo ed emozione“ ebbe a dire e sempre si volle sempre presentare, in pubblico, come personalità trasgressiva (celebri i suoi travestimenti nei concerti), anche se mantenne sempre uno stretto riserbo nella sua vita privata. L’influenza sua e dei Queen sulla musica contemporanea è stata enorme ed ancora oggi molti giovani, in tutto il mondo, continuano ad ascoltarne la musica. In una intervista concessa prima della morte sembra abbia detto: “Non voglio cambiare il mondo, lascio che siano le mie canzoni ad esprimere le sensazioni e i sentimenti che provo ed ho provato. Essere felici è il traguardo più importante per me, ora, e quando sono felice il mio lavoro lo dimostra… Adesso voglio solamente avere tutta la gioia e la serenità possibili, e vivere quanta più vita possa, per tutto quel poco tempo che mi resta da vivere”. |
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Reggio Calabria. “Desidero confermare che sono sieropositivo: ho l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans di tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia”. Con questo comunicato stampa in data 23 novembre 1991, Freddie Mercury, leader del gruppo musicale dei Queen e star internazionale della musica rock, confermava la sua malattia intorno alla quale si vociferava da tempo su tutti i mass media internazionali. Il giorno successivo, 24 novembre, venti anni fa, all’età di quarantacinque anni, egli si spegneva a Londra. Alla figura dell’artista britannico, nato a Stone Town il 5 settembre 1946, di origini indiane e il cui vero nome era Farrokh Bulsara, l’Associazione Anassilaos Giovani, nell’ambito del ciclo sul tema “L’Età Breve. Viaggio nell’ “arte maledetta” (Arte Figurativa, Musica, Poesia) dedica il suo terzo incontro, frutto di un lavoro di gruppo al quale hanno partecipato Giacomo Marcianò, che ha raccolto i documenti, Tito Tropea, Giovanni Azzarà e altri giovani di Anassilaos. L’appuntamento è in programma martedì 22 febbraio alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso. Fondatore, nel 1970 del complesso rock dei Queen (“È un nome corto, semplice e facile da ricordare; poi esprime quello che vogliamo essere, maestosi e regali. Il glam è parte di noi, vogliamo essere dandy”, spiegò lo stesso artista a proposito del nome scelto per la band), di cui fu il leader fino alla morte, è uno dei cantanti rock più celebri del novecento, sia come cantante che come compositore. “L’eccesso fa parte della mia natura. La noia è una malattia. Io ho bisogno di pericolo ed emozione“ ebbe a dire e sempre si volle sempre presentare, in pubblico, come personalità trasgressiva (celebri i suoi travestimenti nei concerti), anche se mantenne sempre uno stretto riserbo nella sua vita privata. L’influenza sua e dei Queen sulla musica contemporanea è stata enorme ed ancora oggi molti giovani, in tutto il mondo, continuano ad ascoltarne la musica. In una intervista concessa prima della morte sembra abbia detto: “Non voglio cambiare il mondo, lascio che siano le mie canzoni ad esprimere le sensazioni e i sentimenti che provo ed ho provato. Essere felici è il traguardo più importante per me, ora, e quando sono felice il mio lavoro lo dimostra… Adesso voglio solamente avere tutta la gioia e la serenità possibili, e vivere quanta più vita possa, per tutto quel poco tempo che mi resta da vivere”. |
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