Reggio Calabria. Niente ‘ndrangheta in Gran Bretagna. Solo qualche sporadico “contatto” per spaccio di stupefacenti. Ad affermarlo è il Console del Regno Unito per l’Italia meridionale Michael Burgoyne, nel corso della conferenza stampa svoltasi in Prefettura al termine del seminario bilaterale anglo-italiano su sequestro e confisca dei proventi del crimine organizzato. Durante l’incontro rappresentanti della “Soca”, (Serious organised crime agency), cioè l’agenzia inglese per la criminalità organizzata, assieme ai giudici della pubblica accusa del Dipartimento del Galles e Inghilterra (Cps, Crown prosecution service) hanno discusso con i colleghi calabresi, ovvero i presidenti dei Tribunali di Reggio e Catanzaro, procuratori della Dda, i vertici regionali e provinciali delle forze di Polizia, magistrati della Direzione nazionale antimafia. Tema della discussione è stato, in pratica, come aggirare l’ostacolo di due sistemi giuridici così differenti come il “Common law” e quello italiano di Diritto Romano. Così differenti che nel caso in questione, cioè la confisca e sequestro dei beni, i modi di agire sono assolutamente distanti: il “legittimo sospetto” permette in Inghilterra di sequestrare, nei casi che afferiscono al Civile, il bene prima ancora che si pronunci un Tribunale, e questo succede perché occorre un onere di prova minore rispetto a quello di tipo penale. In sostanza se il sospettato non è in grado di dimostrare di aver guadagnato o introitato in maniera lecita la propria ricchezza, rischia di vedersela sfilare in un attimo dalla Giustizia. In Italia bisogna invece aspettare i diversi gradi di giudizio. Scambi di vedute, contatti e l’inizio di nuove strategie per affrontare in maniera sinergica la criminalità organizzata. Di questo il Console e lo stesso prefetto Luigi Varratta ne sono veramente soddisfatti. “Adesso si conoscono personalmente. Tutto ciò servirà anche per scambiarsi informazioni in maniera informale”, conclude il Console del Regno Unito. Che ricorda solo un caso di camorra in terra d’Albione. “Gente che aveva reinvestito i proventi sporchi in attività commerciali. Ma per quanto riguarda i calabresi al momento niente di concreto”.
Domenico Grillone
(photo Asa)