Cosenza. Ormai da qualche anno con l’approssimarsi delle vacanze estive si assiste a due fenomeni di diversa tendenza: aumento dei carburanti e contestuale riduzione dei prezzi all’origine dei prodotti ortofrutticoli, in quanto i prezzi al consumo sono quintuplicati. I prezzi delle pesche, infatti, aumentano in Italia di oltre cinque volte (+427 per cento) nel passaggio dal campo alla tavola ed i coltivatori sono costretti a svendere il frutto dell’estate fino a 20 centesimi al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione delle imprese agricole che rischiano di dover abbattere le piante. “Si tratta di un prezzo – sottolinea Pietro Tarasi, presidente Coldiretti Cosenza – che non ripaga i costi di produzione e che risulta scandaloso se paragonato ai prezzi di alcuni prodotti di uso corrente: gli agricoltori devono vendere 5,5 chili di pesche per una tazzina di caffè, 20 chili per potersi permettere un bitter e addirittura 23 chili per un pacchetto di sigarette mentre i consumatori devono spesso a rinunciare all’acquisto della frutta per gli altri prezzi di vendita ai supermercati. Per questo motivo Coldiretti Cosenza è sempre stata attenta e sensibile dall’emergenza E. C. del cetriolo, quando ha permesso ai produttori di Bisignano una notevole vendita di ortofrutta nel centro della città con lo scopo di abbattere la psicosi creata. E anche la prossima settimana, si tornerà a sensibilizzare sul consumo della frutta. Il 30 e il 31 luglio, presso gli autogrill di Tarsia e di Galdo, sarà distribuito e venduto il sacchetto “Viaggia con la salute”, che conterrà ad un prezzo modico un mix di frutta di Sibari, utile per alimentarsi durante i lunghi viaggi che affronteranno i turisti”. Ma il problema è ben più ampio: sotto accusa ci sono anche l’inadeguatezza delle normative comunitarie relativamente alla prevenzione ed alla gestione delle crisi di mercato ed alla distribuzione commerciale. “Come prima azione per rilanciare i nostri prodotti Coldiretti -sottolinea Tarasi- ha cercato un accordo al tavolo interprofessionale nazionale che limitasse l’immissione sul mercato di prodotto di minore qualità e di minor calibro, ottenendo però solo un netto rifiuto da parte della Grande distribuzione Organizzata (Gdo) ad impegnarsi a non commercializzare prodotti di importazione con caratteristiche qualitative inferiori a quelle dei produttori italiani”. In questi giorni Coldiretti ha chiesto alle istituzioni di intervenire presso la Gdo per sottoscrivere l’accordo interprofessionale, già firmato dal resto della filiera, regolamentare l’uso del sottocosto dei prodotti ortofrutticoli, regolamentare l’uso della scontistica, ridurre i tempi di pagamento sui prodotti deperibili, fissare l’obbligo di una corretta informazione al consumatore sulla stagionalità. “E’ interessante vedere l’interessamento di talune strutture del territorio come il Distretto Agroalimentare di Qualità di Sibari, dopo due mesi dalla crisi del cetriolo – sostiene il direttore di Coldiretti Cosenza, Francesco Manzari – percè ci fa sentire meno soli innanzi a questi problemi. Dobbiamo, tuttavia, ricordare che i Distretti sono sorti per creare una rete sinergica tra le forze produttive dei territori particolarmente vocati a ortofrutta e valorizzarne le produzioni. Quindi mi chiedo perché nell’area più turistica della provincia e dove ci sono strutture turistiche balneari, il Distretto non sensibilizzi il consumo dei prodotti a chilometri zero nei villaggi, nei bar, nei ristoranti: tutti luoghi dove molto spesso ci vengono proposti ananas o frutti tropicali. Basta poco, anche senza moneta, come in questi tempi, per far parlare di un territorio, dei suoi prodotti e delle sue imprese. Coldiretti, lo ha capito da tempo e il suo progetto della filiera agricola tutta italiana ne è il suo strumento per dare protagonismo alle imprese esasperate dal silenzio della politica e delle strutture inutili”.