E’ stato pubblicato dalla Fondazione ICSA il Rapporto Difesa 2011 a cura di Andrea Nativi. E’ il secondo rapporto che la Fondazione dedica alla Difesa Nazionale. Quest’anno, per la Difesa, avrebbe dovuto essere l’anno del cambiamento: così non è stato. Nonostante gli eventi internazionali premano in tal senso; come la recente vicenda libica. Non si è preso atto di quanto accaduto; non si sono trasformate le sfide in opportunità; si è lasciato tutto com’era. Rinviare, però, vuol dire aggravare i problemi. A questo c’è da aggiungere che l’Europa continua a restare alla finestra. La NATO, invece, che molti davano per spacciata perchè inutile, ha aggiornato le proprie priorità oltre a rivedere il rapporto con la Russia. Inoltre, l’Alleanza Atlantica è “l’unica organizzazione internazionale ad avere una credibilità, militare e politica, costruita in buona misura dal successo ottenuto nelle operazioni che ha condotto”. Intanto, però sta procedendo a una riorganizzazione che causerà la chiusura o quanto meno il ridimensionamento di alcuni comandi presenti anche in Italia. E le altre nazioni che fanno? Gli Stati Uniti procedono a un riassetto che mira a eliminare i cosiddetti rami secchi. In altre aree del globo, in Asia, la spesa militare non conosce soste. La Cina, l’India, l’Australia aumentano le risorse destinate alla difesa. Israele sarà costretto dai cambiamenti nei paesi confinanti a incrementarle. In Italia nulla è cambiato: le risorse sono poche e mal utilizzate. Ciò nonostante le Forze Armate, anche in occasione della crisi libica, hanno risposto in maniera adeguata: com’è loro abitudine. Cresce però la voglia di disimpegno per rinchiudersi nel cortile di casa. Sarebbe il caso di affrontare gli impegni internazionali con un approccio integrato, coinvolgendo Difesa, Esteri, Interni ed Economia. Un paragrafo del Rapporto è dedicato all’Afghanistan. Manca ancora in Italia una riflessione seria sulla Difesa da parte delle forze politiche. In Europa, Regno Unito e Francia hanno scelto di integrare la loro politica difensiva. Sarebbe stata un’ottima occasione per l’Italia unirsi a questa decisione. E’ giunto ormai il momento delle scelte che competono alla politica. Il rapporto avanza alcuni suggerimenti. Non una serie di tagli indiscriminati su un bilancio già magro: ma interventi mirati. Innanzitutto, è bene ricordare che il bilancio contiene spese che con la difesa non c’entrano nulla. Dalle somme destinate all’Arma dei Carabinieri che si occupa di sicurezza; ai voli di stato; al rifornimento idrico delle isole minori. Sfoltire i ranghi del personale, in particolare quello degli ufficiali e dei sottoufficiali. Concentrare i reparti in piccole e moderne infrastrutture che consentano standard di vita elevati. Eliminare quelle unità non operative e quindi non utilizzabili. Incrementare l’attività interforze e potenziare l’attività di addestramento. Creare un nuovo rapporto tra Difesa e industria nazionale. Leggendo il rapporto, le scelte non mancano è solo necessario porle in essere e questo è un compito che spetta alla politica. Think-tank come la Fondazione ICSA possono solo suggerirle nell’interesse del Paese.
Tonino Nocera