Reggio Calabria. “Cortigiani, giullari e mammasantissima”, romanzo satirico, graffiante, a volte grottesco e dal respiro ampio, dello scrittore calabrese Cataldo Russo, è stato presentato nei giorni scorsi presso la libreria Culture. L’evento, organizzato dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria e dal Circolo di Cultura Greca Apodiafazzi, ha visto la partecipazione di un pubblico attento ed emotivamente coinvolto nelle tematiche trattate. Il romanzo, attraverso le vicende amare e insieme grottesche dell’operaio comune Antonio Schifino che, causa un incidente o un’azione premeditata (questo l’interrogativo lasciato aperto dall’autore), rimane ibernato per dieci lunghi anni, si interroga e a volte dipana la complicata matassa degli ultimi 25 anni di storia italiana, dal 1986 ai giorni nostri. Edito dall’editore Alfredo Guida di Napoli, Cortigiani, giullari e Mammasantissima si è segnalato più volte sia per la sua originalità sia per la forza della scrittura dal timbro ritmato e veloce.
La dottoressa Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS della Calabria, del romanzo ha posto in rilievo la sua capacità di cogliere le contraddizioni, anche le più sottili, quelle che sfuggono all’occhio del cittadino frettoloso, che sono presenti in molte istituzioni e segni della contemporaneità, una contemporaneità dove il nuovo nasce troppo spesso con le tare del vecchio.
La professoressa Mila Lucisano nella sua ampia e documentata relazione ha scandagliato i diversi ambiti nel quale il protagonista del romanzo, Antonio Schifino, è costretto a muoversi come in un campo minato. L’espediente della perdita della memoria a causa dei numerosi traumi o incidenti cui il protagonista va incontro, consente a questo antieroe moderno, di relazionarsi con le nuove situazioni libero dai condizionamenti della conoscenza e dell’esperienza pregressa. In questo modo il volto del potere risulta essere tanto più brutale nei confronti dei deboli quanto più questi non sembrano in grado di contrastarlo. Nel romanzo di Cataldo Russo, ha detto la professoressa Lucisano, si assiste a una specie di mutazione antropologica dove la natura umana sembra inadeguata ad esprimere i vizi e i limiti di una classe dirigente sempre più incarnata da tanti lillipuziani che amano assumere pose da titani, ed è per questo che l’autore ricorre all’espediente, non certamente nuovo, di rappresentare la maggior parte dei coprotagonisti delle vicende di questo romanzo (politici, giornalisti, calciatori, uomini e donne dello spettacolo, scienziati, esperti, tuttologi, ecc.) sotto le spoglie di animali.
Non si tratta degli animali cui ci ha abituato la letteratura di Esopo, La Fontane, Orwell, ma di animali che non sempre avevano avuto accesso nella letteratura prima (rettili, pinguini, volatili). Su tutto il romanzo aleggia la figura di un personaggio onnipotente e onnipresente, narciso e ambizioso, ma di fatto mediocre e privo di autentico spessore morale che con le sue promesse e il suo sorriso riesce ad addormentare le coscienze di molti italiani i quali, quanto più si affannano a voler cogliere le opportunità che il “pavone” sembra distribuire con generosità e allegria, tanto più segnano la loro rovina.
Il dottor Carmelo Giuseppe Nucera, del romanzo ha evidenziato la satira sottile, contenuta, pertinente di un autore che ha dimestichezza con la politica per averla frequentata e che per questo non la disprezza, ma al contrario vorrebbe rifondarla su valori morali alti tirandola fuori dalla gora in cui è sprofondata in questi anni in cui prevalgono sempre più gli interessi di bottega sul bene comune. La satira di Russo si fa precisa, sottile, documentata, quasi incalzante quando affronta il fenomeno leghista, il fenomeno che più di ogni altro ha segnato in peggio la vita dell’Italia dal dopoguerra a oggi, quasi a voler mettere in guardia dal pericolo che si corre nel seguire le false promesse di demagoghi della peggiore risma che, in nome di un’identità (la Padania) tanto pretestuosa quanto più fatta di slogan e aria fritta, costruiscono le loro fortune politiche ed economiche e quelle dei loro rampolli. Il dottor Nucera ha poi aggiunto quanto questo libro rappresenti un’opportunità per tutti perché, invitando il lettore a riflettere sulle vicende degli ultimi 25 anni, offre la ciambella di salvataggio per andare oltre la quotidianità fatta di promesse, furbizie, clientele, raccomandazioni e truffe. Un libro insomma che, più mettendo il bisturi nelle piaghe delle brutture e dei paradossi, non allontana il lettore dalla politica e dalle istituzioni ma, anzi, sembra riconciliarlo con esse sulla base però di una consapevolezza che nessuna apertura di credito deve essere illimitata e che occorre partecipare in prima persona alla vita socio-politica dello Stato per evitare che si finisca nelle mani di avventurieri e carrieristi della peggiore risma.
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