Reggio Calabria. “Il grido d’allarme lanciato dal mondo delle strutture socio-sanitarie accreditate che assicurano in Calabria l’assistenza ai disabili e ai non autosufficienti, deve interrogare profondamente quanti oggi nella nostra regione detengono ruoli e funzioni di governo e responsabilità affinchè sia sciolto al più presto il nodo cruciale dei pagamenti alle strutture”. E’ quanto dichiara a margine dei lavori della II Commissione il consigliere regionale Pasquale Tripodi (Gruppo Misto), secondo il quale “siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno. Il rischio è quello di una implosione di tutto il sistema sociale in una regione già fortemente deficitaria rispetto alle altre realtà, nell’offerta dei servizi alle fasce più deboli e svantaggiate. Basti pensare che rispetto alla Campania (che spende 120 euro pro capite), la Calabria impegna soltanto 10 euro”. “Ad aggravare un contesto strutturalmente fragile – prosegue Tripodi – anche l’approvazione della Legge regionale n. 22 del 2007 che ha di fatto trasferito in blocco una serie di competenze dal comparto sanità a quello dei servizi sociali che si è improvvisamente trovato costretto, senza esserne peraltro informato, a fronteggiare nuove e pesanti incombenze economiche. A pagare le restrizioni imposte dal Tavolo Massicci sono oggi dunque le fasce sociali in difficoltà mentre contestualmente ben sei mila dipendenti delle strutture rischiano, nel caso in cui non venissero reperiti i 50 milioni di euro, di essere collocati in Cassa integrazione con tutte le conseguenti ed inevitabili ripercussioni sociali. Non si capisce infine, perché su base regionale, solo determinate strutture abbiano ricevuto alcune mensilità delle spettanze mentre altre siano rimaste insolute. Gli interventi infatti – conclude Tripodi – sono stati erogati a macchia di leopardo con grande disparità di trattamento”.