Roma. La Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata, respingendolo, sul ricorso presentato alla Procura Generale dai legali del giudice Alberto Cisterna, numero due della Direzione nazionale antimafia. L’inchiesta vede coinvolto il magistrato reggino poiché accusato di corruzione in atti giudiziari a seguito delle dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice. Il boss dell’omonima cosca ha affermato che Cisterna prese dei soldi per fare scarcerare il fratello, Maurizio Lo Giudice. I legali di Cisterna avevano presentato ricorso al “Palazzaccio”, ravvisando incompetenza territoriale in merito al luogo dove si sarebbe consumato il presunto reato. L’indagine, è invece la risposta della Suprema Corte chiamata a scegliere tra Reggio e Perugia, è di competenza della Procura di Reggio Calabria.
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