Reggio Calabria. I sessantasei lavoratori precari dei Centri per l’Impiego rivolgono un nuovo, accorato appello al Presidente della Repubblica Napolitano. Lo fanno con una lettera in cui ripercorrono l’iter del loro rapporto professionale con la Provincia di Reggio Calabria e chiedono, ancora una volta, un incontro al capo dello Stato.
“L’Amministrazione Provinciale ha indetto un bando di concorso pubblico il 12 agosto, per coprire i 66 posti in organico, in realtà già occupati da noi 66 precari con contratto dipendente di carattere subordinato in scadenza a dicembre. Al di fuori di ogni logica, il bando mira alla mera sostituzione di noi 66 con altri 66, che andranno a ricoprire i nostri posti di lavoro, con le medesime mansioni, con la medesima tipologia contrattuale e articolazione oraria. Una vera e propria arbitraria e immotivata sostituzione. La Provincia, nell’attuale momento di profonda crisi economica e morale, crea precariato su precariato, disattendendo i moniti provenienti dalla più alte Autorità Civili e Religiose, ci riferiamo, in specie, ai moniti dell’Eccellenza Vostra a tutela dei giovani, delle famiglie, del lavoro. Noi 66 precari, in funzione di un concorso a selezione pubblica per titoli ed esami e in forza della relativa graduatoria di merito, vigente fino al 31 dicembre prossimo, siamo legittimati al posto che occupiamo, anche in virtù del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 28/03/2011 che fa riferimento al Decreto Legge n. 225/2010 che proroga la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici di tutte le Amministrazioni”. “La Provincia spreca mezzi per una nuova procedura concorsuale inutile perché le risorse umane che cerca sono già al suo interno, formate e di indubbia professionalità. Un danno per la stessa Amministrazione, una vera interruzione del servizio pubblico, uno spreco di economie e di energie che la Provincia vuole bruciare sull’altare di una presunta alternanza (sic! clientelismo) che scontenta tutti e non fa progredire i servizi per i quali si bandiscono i concorsi. Una miopia che in Calabria è difetto solo della Provincia di Reggio, perché le altre Province hanno ragionato in maniera diametralmente opposta confermando giustamente i precari in servizio. Noi 66 precari abbiamo maturato comprovata esperienza, alcuni di noi lavorano da 8 anni, altri da 6, altri ancora da 3 e, nel mentre, abbiamo creato famiglie assumendoci importanti responsabilità. La precedente Amministrazione provinciale, in osservanza delle linee guida dettate dalla Regione per l’utilizzazione dei fondi POR, aveva adottato, sin dal 2010, delle delibere che prevedevano la nostra progressiva stabilizzazione. Solo il 12 aprile 2011 un “illustre burocrate”, che aveva fino ad allora elaborato gli atti amministrativi nel senso della valorizzazione delle risorse in servizio, cambia diametralmente rotta ed incomprensibilmente (se non fosse per le elezioni amministrative alle porte) confeziona una delibera, impugnata da noi con ricorso straordinario alla Presidenza della Repubblica, che stravolge tutto il percorso precedente di “proroga” finalizzata ad un graduale percorso di stabilizzazione. L’attuale Amministrazione, proseguendo il contenuto di quell’atto concepito ad hoc sotto elezioni (non casualmente da una burocrazia senza scrupoli) è nei fatti responsabile di adottare una politica radicalmente opposta a quella della stabilizzazione. La Giunta Provinciale (delibera G.P. n.54 del 25.02.2011) aveva approvato il Programma per il triennio 2011–2013 Por Calabria FSE 2007/2013 prevedendo l’utilizzo delle 66 risorse umane già individuate a seguito della selezione pubblica del 2008 ed in possesso, quale ulteriore requisito, di una pluriennale attività lavorativa svolta presso le sedi provinciali e ancora impegnate attivamente presso i Centri per l’impiego (…) e che le suddette risorse sarebbero state contrattualizzate con rapporto di lavoro a tempo determinato part-time dal mese di marzo 2011 nell’ottica di una progressiva stabilizzazione da effettuarsi nel triennio, tenuto conto degli esodi per pensionamento che avverranno nel corso del periodo considerato 2011/2013. Successivamente con delibera del 31/03/2011 la Giunta, confermava la volontà di effettuare la programmazione triennale relativa al fabbisogno di personale 2011/2013 e nel prospetto dei posti da incrementare e costituire evidenziava la presenza di posti vacanti corrispondenti ai profili ed alle funzioni di noi 66 contrattisti in servizio presso i Centri dell’Impiego e la necessità di coprire detti posti. Il Consiglio Provinciale all’unanimità in due differenti sedute, aveva manifestato con una ‘dichiarazione di intenti’ la volontà di ricercare uno sblocco della incresciosa situazione occupazionale e la stabilizzazione per noi 66, in analogia a quanto già fatto dalla Provincie di Cosenza, Catanzaro e Crotone per le medesime figure e mansioni di lavoratori. Senonché, con un inversione di tendenza senza precedenti, l’attuale compagine di governo dell’ente provinciale, perseverando nella delibera del 12 aprile impugnata con ricorso straordinario al Capo dello Stato, ha deciso di pubblicare, il 12 agosto, il bando oggi contestato, sostenendo, poi, a mezzo stampa l’imposizione da parte regionale di tale concorso. Ora, il Decreto della Regione Calabria cui la Provincia si appella (decreto 2655 del 30.03.2011) in realtà non imponeva una nuova procedura, ma rilevava solo che non si può prescindere da una “procedura ad evidenza pubblica”. Ed infatti, noi 66 precari abbiamo già sostenuto e vinta la selezione nel 2008 per titoli ed esami, come da graduatoria tuttora vigente. Quindi la motivazione della Provincia appare del tutto pretestuosa. Ma vi è di più. La Regione Calabria, con nota del 26 agosto 2011 del Dipartimento regionale del lavoro e politiche sociali, ha chiarito che “le modalità procedurali ed operative sono a carico dell’Amministrazione provinciale, che è l’unico soggetto legittimato a determinarsi in tal senso ed a scegliere le “migliori” procedure di reclutamento in piena autonomia istituzionale”, che “il Dipartimento Lavoro della Regione Calabria, ha un ruolo esclusivamente di indirizzo nella predisposizione del Piano delle attività da realizzare con il FSE dei Centri per l’impiego, nel rispetto della normativa comunitaria di riferimento” e che “far intendere che la Regione Calabria potrebbe invece autorizzare diverse procedure non appare veritiero” ed infine che “qualsiasi altra argomentazione usata in maniera apparentemente strumentale contro l’operato della Regione risulta priva di ogni presupposto costruttivo e potrebbe invece determinare solo confusione nella corretta informazione che invece la pubblica amministrazione ha l’obbligo di rendere all’opinione pubblica”. I precari dei Centri per l’impiego non possono accettare di perdere il lavoro, il lavoro precario in Calabria è un problema che va risolto nel minor tempo possibile, la maggior parte dei lavoratori precari dei Centri per l’impiego della Provincia di Reggio Calabria sono giovani e ognuno di loro, durante la propria esperienza lavorativa, ha potuto constatare quanto l’impegno dell’Amministrazione Scopelliti sia rivolto all’inserimento nel mondo del lavoro proprio dei più giovani. Ci chiediamo, quindi, il perché la Provincia voglia ignorare le linee guida della Regione Calabria. Linee chiarite dall’assessore regionale al lavoro Stillitani, in risposta ad un’interpellanza del vice presidente del Consiglio Regionale Alessandro Nicolò, con nota del 26 novembre 2010, che faceva emergere chiaramente l’indirizzo e la volontà della Regione di combattere il precariato utilizzando “specifiche figure professionali a condizione che si attuino procedure di selezione pubblica” e prevedendo, contestualmente, piani di stabilizzazione occupazionale da attuarsi sulla base di Piani Triennali come, peraltro, già realizzato dalle altre Province”. I precari, quindi, concludono la lettera al Presidente richiamando l’istanza di audizione già avanzata al Quirinale, al fine di sensibilizzare le istituzioni competenti sulla violazione sistematica dei diritti costituzionali e invocano l’intervento del Presidente Napolitano “con il vigore e l’autorevolezza delle Sue parole pronunciate non da ultimo nel maggio di quest’anno in occasione della festa del lavoro sulla “drammaticità della perdita dei posti di lavoro nel Mezzogiorno” e sul necessario “avvio di un nuovo clima di coesione sia politica sia sociale”. Invocano quindi un intervento di moral suasion della più alta carica dello Stato per sensibilizzare gli organi preposti alla soluzione della loro questione, ai quali più volte si sono indirizzati con le loro richieste di “immediata, quanto meno, sospensione (in autotutela) del bando di concorso, con contestuale attivazione di un percorso concertato per il consolidamento delle loro posizioni lavorative anche attraverso l’auspicio dell’apertura di un dialogo istituzionale tra Regione-Provincia e rappresentanze sindacali, per la concertazione di ogni iniziativa opportuna ed utile alla valorizzazione delle esperienze e delle professionalità maturate anche sulla base di provvedimenti già attuati da altre Province calabresi, ad esempio Cosenza, che con avviso pubblico (4 agosto 2010) ha stabilizzato esclusivamente il personale in servizio, costituito da 42 posti di istruttore direttivo”.