Reggio Calabria. La crisi attuale dei partiti e della politica favorisce il declino pericoloso della democrazia e tanto mi fa davvero paura. Mi preoccupa, tra l’altro, la evidente mancanza di competenze e di passione militante, componenti fondanti della nostra storia democratica, basti pensare a don Sturzo, Gramsci, Nenni, La Malfa, solo per citarne alcuni. Ritengo, con modestia, che oggi ci sia una grande domanda di cambiamento che deve essere colta e che sappia respingere il degrado e i suoi deleteri fenomeni, che sicuramente non possono essere sconfitti dalla cosiddetta categoria “giovanilistica”. Non si può dunque ricorrere solo al fattore anagrafico. Ci si dovrà misurare e siamo tutte e tutti chiamati a riflettere sull’attuale logoramento degli “strumenti” che, essendo neutri, sono incolpevoli. Penso che ci si dovrà misurare per far partire un cambiamento che abbia suoi pensieri e sua cultura ed accompagnato da seri rapporti personali e disinteressati. Quali e quante domande si presentano ogni giorno nella mente delle persone che leggono i giornali e guardano la televisione? Come è ovvio la domanda prioritaria, a fronte di una disoccupazione generale elevata nei Paesi sviluppati e che ha prodotto un guasto nell’aria stessa che respiriamo, poggia su una realtà corposa, diffusa e sofferta che è da definire “crisi reale”. La crisi riguarda, dunque, a mio parere, la struttura fondamentale dei rapporti politici e sociali, degradati, che oggi si innestano nell’insufficienza di sistemi di pensiero che, invece, hanno tenuto banco nel secolo scorso. Possiamo e dobbiamo invitare le giovani generazioni a soffermarsi sulla nostra storia italiana, evidenziando che nel passato i grandi imprenditori come Agnelli non si sono mossi solo su operazioni meramente economiche, ma si sono connessi e intrecciati con i processi produttivi e politici e, dunque, con il binomio economia-Stato. La crisi è crisi di un sistema ormai giunto alla frutta e le cui dimensioni sono mondiali. Va da se che si è allargata la distanza tra la “realtà imposta” e la coscienza della gente. Le ingiustizie, le sperequazioni rendono l’idea di quella ineguaglianza che non può essere affrontata solo da un punto di vista giuridico che si riduce poi a mere formule contraddittorie. Servono in tale fase partiti capaci di essere “sponda” in questi gravi momenti nei quali chi si pone l’obiettivo di essere riformatore deve avere il coraggio di tornare alle origini per costruire momenti originali di attualità politica. “Se non ora quando. Adesso” riguarda metà dell’umanità: le donne. Ebbene, non si può dare risposta coerente e adeguata a quel movimento, non certo partitico, che ha messo in evidenza le grandi contraddizioni della nostra epoca. Sì, quelle sono le forze del progresso e del cambiamento e di sicuro non possono essere ricondotte ad un fatto solo anagrafico. Ecco perché è necessario in Calabria e in Italia un grande e vero congresso nel mio partito, il PD, nel quale oggi albergano anime scontente e diverse; un congresso rapido, pieno di vita e che sappia mettere al centro e sconfiggere i vecchi egoismi che ci hanno divisi rendendoci quasi nemici in casa. Certo, si affacciano nuovi egoismi che appartengono alla natura umana, di cui dobbiamo essere consapevoli e che dovranno essere stigmatizzati e che sono pertinenti alle persone indipendentemente dalle loro età. Ovviamente voglio pensare che un nuovo partito affonderà le sue radici nel nuovo senza dimenticare il passato. Non si tratta solo di un ricambio generazionale, si tratta, invece, di coinvolgere realtà umane di donne e di uomini calabresi che vogliono cambiare il partito perché si possa cambiare la società e non in maniera gattopardesca.
Antonia Lanucara (Partito Democratico)