Vibo Valentia. Ogni occasione per incontrarsi e confrontarsi arricchisce il nostro partito e non può che essere accolta positivamente. Tuttavia, noi giovani bisogna che acquisiamo piena consapevolezza di far parte di una generazione, parlo dei nati dopo il ’70, che ha la carte in regola per essere protagonista di questa nuova fase politica, non per essere usata come specchietto per le allodole, per questo o quel potente di turno o per improbabili cordate romane che tanti danni hanno prodotto al PD calabrese. L’iniziativa di domani, promossa dal presidente della Provincia Oliverio rischia di essere percepita come l’ennesimo scontro tra individualità. Questo tempo ormai è scaduto, le nuove generazioni si devono assumere le responsabilità di cambiare passo per contribuire a ricostruire un senso comune di appartenenza. Una nuova fase che deve tener conto che dal 1997 al 2007 quasi settecentomila persone hanno lasciato il Sud, dirette verso zone più ricche del Paese o anche all’estero. La stragrande parte di queste persone è fatta di giovani. Tra questi quasi il 38 per cento dei laureati meridionali con il massimo dei voti. Una ferita che ha reso più povero il nostro Mezzogiorno. Che ha reso più debole e incerto il suo futuro. La nostra amata Calabria ha perso così tante energie che potevano concorrere a renderla migliore, più bella e moderna. Ecco perché dobbiamo fare di tutto per contrastare questo esodo, per creare le condizioni affinché le nuove generazioni non abbandonino la nostra terra e abbiano la voglia e il coraggio di impegnarsi per cambiarla. Per questo obiettivo serve una politica credibile, con la P maiuscola, che recuperi la fiducia ormai persa dei cittadini e perché recuperi la propria reputazione deve in primo luogo dare l’esempio: con un drastico ridimensionamento dei suoi costi e dei suoi privilegi. Noi siamo, o dovremmo essere, coloro i quali hanno come stella polare il “bene comune”, inteso come valorizzazione della dignità umana di ogni singolo cittadino all’interno di un ordinamento sociale democratico. Il mancato collegamento tra le azioni della politica ed il miglioramento della vita dei cittadini, specialmente con queste condizioni economiche, creano la base solida dell’antipolitica. In Calabria bisogna ridurre il numero dei consiglieri regionali e allo stesso tempo ridimensionarne le indennità. I vitalizi vanno aboliti, ma veramente. Dobbiamo renderci conto che la torre d’avorio è crollata e che la prossima casa potrà essere costruita solo con l’apporto di tutti. Per fare ciò e ristabilire un rapporto fiduciario, attraverso un percorso condiviso, che è alla base del sistema democratico, dobbiamo impegnarci in primo luogo a riempire le trincee sociali che mai finora sono state appianate. Il rischio di ieri è diventato la realtà di oggi, le opportunità che abbiamo avuto sinora non potranno averle i nostri figli. Questo non lo possiamo accettare, come uomini e amministratori. Parlare di speranza per le nuove generazioni oggi è come vedere la pula che viene dispersa al vento, con un carico di energie e di prospettive che andranno miseramente sprecate. Le attuali condizioni sociali, economiche e politiche ci impongono di individuare nuovi obiettivi, specialmente nell’ottica di una riqualificazione della spesa pubblica. Basta pensare alle amministrazioni pubbliche come ammortizzatori sociali creando nuovo precariato. In Calabria ora più che mai è necessario individuare gli sprechi della politica e dell’amministrazione ed adottare misure atte a ridurle drasticamente fino ad eliminarle. Questo non è populismo o demagogia, soprattutto non è anti-politica, al contrario è un atto d’amore per la politica, un modo per restituirle la credibilità perduta e rilegittimarla davanti all’opinione pubblica sempre più delusa e sfiduciata. Per fare ciò nella nostra regione c’è bisogno di un PD forte, coeso, fondato su delle regole precise che siano rispettate da tutti. Bisogna dare l’opportunità a tutti di potersi iscrivere liberamente, senza riproposizioni di vecchie logiche che appartengono ad una fase storico politica ormai chiusa. Bisogna riaprire le sezioni per ritornare a guardare in faccia i nostri iscritti e i nostri elettori. Tenerle chiuse per farne delle mere segreterie elettorali non ha più senso. A Vibo così come nel resto della Calabria. Scrivere una pagina nuova sta a noi che in questa terra ci siamo cresciuti e che non ci rassegniamo all’idea di non continuare a viverci. Con regole di trasparenza e con la partecipazione di tutti si può far crescere anche la nostra Calabria grazie ad un Partito Democratico forte ed unito.
Giovanni Russo – Vice presidente Consiglio comunale di Vibo Valentia – Partito Democratico