di Fabio Papalia
Reggio Calabria. Francesco Calabrò (nella foto) aveva da poco compiuto otto anni. Era un bambino speciale, frequentava la scuola delle suore di Maria Ausiliatrice e, dopo aver terminato i compiti, giocava al pallone alla scuola calcio Ciccio Cozza. Quella domenica pomeriggio di 6 mesi fa, il 29 maggio scorso poco prima delle ore 15.00, stava tornando a casa sull’automobile guidata dalla mamma in compagnia di una amica della donna. Era contento, perché quel giorno era salito a cavallo per la prima volta. Quando la piccola Toyota Yaris guidata dalla madre entrò nella galleria di Spirito Santo, sulla corsia sud del raccordo autostradale in direzione Taranto, Francesco non poteva sapere che di lì a poco il buio lo avrebbe avvolto per sempre.
Fu un incidente tremendo, una scena raccapricciante, quella che si presentò agli occhi dei soccorritori, con la piccola utilitaria giapponese “dimezzata” dopo essere stata tamponata, ripiegata come una fisarmonica, e il corpicino di Francesco rimasto incastrato tra il groviglio delle lamiere, estratto a fatica dal generoso sforzo dei vigili del fuoco. Poco più tardi Francesco spirò agli Ospedali Riuniti.
Nelle immediatezze dei rilievi si parlò di due autovetture coinvolte in un tamponamento: la stessa Yaris, su cui viaggiava Francesco, con la mamma, M.S.C. di 42 anni, rimasta gravemente ferita, e un’amica della donna; l’altra autovettura era una Mitsubishi Gto 3000 benzina di colore rosso, una sportivissima da oltre 300 cavalli, che tra gli appassionati si è conquistata il titolo de “la Ferrari giapponese”, condotta da un uomo ultracinquantenne, A.B., negativo all’alcoltest, il quale rimase lievemente ustionato a un braccio. La sportiva, infatti, prese fuoco a causa della fuoriuscita di benzina dal serbatoio, che si tagliò nell’impatto col guardrail.
Da come la Yaris rimase accortocciata gli agenti della Polizia Stradale ipotizzarono fin da subito che, indipendentemente dalla esatta dinamica da ricostruire, la Yaris fosse stata impattata a una velocità sostenuta. Le indagini, però, stanno valutando una ipotesi sconcertante: gli occupanti della Yaris si sarebbero trovati inconsapevolmente al posto sbagliato al momento sbagliato, durante una corsa in autostrada che avrebbe visto coinvolte ben tre autovetture. L’ipotesi al vaglio della Polizia Stradale, infatti, è che oltre alla Mitsubishi, vi fossero altre due automobili che avevano ingaggiato una “corsa”, trasformando quel tratto di A3 in una pista dove sfogare i cavalli del motore. Non sarebbe la prima volta che ciò accade. Nel maggio del 2008 il personale delle Volanti intervenne sulla tangenziale nel tratto compreso tra gli svincoli di via Cardinale Portanova e Modena, intercettando una gara di veicoli di grossa cilindrata. In quell’occasione gli agenti delle Volanti bloccarono due autovetture e i due occupanti su ciascuna di esse, una Bmw e una Fiat Coupè, denunciando i conducenti, cui fu ritirata la patente e sequestrata l’auto, per “gara in velocità con veicoli a motore”.
Le altre due automobili che potrebbero essere coinvolte nell’incidente del maggio scorso sarebbero una Volkswagen Golf Gt e una Bmw X6. Uno dei due conducenti fu immediatamente identificato, all’altro gli agenti della Stradale sarebbero arrivati dopo una breve attività info-investigativa. Il potente suv di fabbricazione tedesca sarebbe stato prestato dal legittimo proprietario, estraneo alla vicenda, a un conoscente, il cui ruolo sarebbe al vaglio degli agenti. In particolare gli investigatori della Polstrada sarebbero impegnati a ricostruire gli eventuali legami tra i tre soggetti alla guida delle tre automobili, per verificare se i tre si conoscessero, e se tra i tre vi sia effettivamente un filo conduttore che porti ad avvalorare l’ipotesi che i tre fossero impegnati in una corsa quando avvenne l’incidente che costò la vita al piccolo Francesco Calabrò.
Questo pomeriggio, intorno alle ore 14, è programmata la chiusura di quel tratto autostradale, compresa la galleria di Spirito Santo, per permettere i rilievi ai periti di parte. Lunedì, invece, la madre del bimbo sarà sottoposta a un nuovo delicatissimo intervento chirurgico. Quale che sia la verità sull’incidente, la famiglia di Francesco, dopo sei mesi, non ha ancora avuto risposte definitive. Proprio oggi ricorre la giornata mondiale delle vittime della strada. L’auspicio è che la Polizia Stradale, guidata tra l’altro da un ottimo funzionario, il primo dirigente Giuseppa Pirrello, possa far presto chiara luce sulla morte del bambino.
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