Reggio Calabria. Le assemblee pubbliche itineranti realizzate nel corso delle ultime settimane hanno dato la possibilità, anche ad Ethos, di “toccare con mano” la reale ricaduta del modello Reggio sul vivere quotidiano dei cittadini. Nel ringraziare le amiche di S.N.O.Q. di Reggio per aver coinvolto Ethos in queste entusiasmanti iniziative popolari, destinando ad altro momento e ad altra sede quanto dettagliatamente emerso nel corso delle assemblee, ciò che si ritiene debba essere evidenziato in questa fase, alla luce delle testimonianze dei tanti cittadini intervenuti durante le assemblee, ma anche degli esiti degli interrogatori compiuti dalla Procura (Scopelliti non si è presentato ed i Revisori dei Conti, tra i quali uno è attualmente collaboratore del presidente della Giunta regionale in carica, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere), è il filo che cuce oggettivamente l’intera “politica” del modello Reggio: il silenzio. Nel corso di questi dieci anni, tante sono state le richieste di chiarimento sui metodi ed i criteri utilizzati nell’amministrare la città. Sono stati chiesti chiarimenti anche formali sulle assunzioni, sugli appalti, sulle consulenze, sugli incarichi, sulle retribuzioni dei politici, sulle bollette pazze, sulla gestione delle cosiddette società miste, soprattutto in relazione alla qualità dei servizi erogati. È stata addirittura presentata una petizione popolare, secondo le formalità previste dallo Statuto Comunale, per chiedere la convocazione di un Consiglio Comunale aperto alla cittadinanza, per discutere e chiarire i criteri di selezione ed assunzione di alcuni Vigili Urbani, e, contestualmente, la riduzione del 50% del canone acqua. Le sole risposte ottenute sono state il silenzio e l’assoluta mancanza di considerazione per le istanze presentate. Oggi, le continue denunce di Ethos ed i conseguenti dubbi si sono, purtroppo, rivelati reali. Il forte legame che molti autorevoli ideatori e rappresentanti del modello Reggio avevano e, molto probabilmente continuano ad avere, con il crimine organizzato (ndrangheta, massoneria deviata, rappresentanti istituzionali collusi e corrotti e disperati di vario genere), rapporto dimostrato dalle diverse e continue inchieste condotte dalla locale Procura, chiarisce e spiega i motivi e le ragioni su cui si fonda la strategia del silenzio, della non partecipazione e della non trasparenza voluta ed alimentata da chi controlla Palazzo San Giorgio. Inoltre, le azioni di governo del sindaco Arena, della Giunta e della maggioranza proseguono, con convinzione, nel segno della continuità. Metodo così efficace nella gestione della res pubblica, secondo questa classe politica, che è necessario applicarlo anche alla Regione. Il silenzio, dunque, sembra essere destinato a regnare sovrano nelle terre di Calabria, le cui genti, intelligenti ma tremendamente diffidenti, sembrano non curarsi di tutto ciò. Ancora una volta, ammesso che Arena voglia o possa realmente dare un concreto segnale di discontinuità, si chiede al sindaco di allontanare, dalla gestione della città, tutti quei personaggi che orbitano intorno al Comune o ne fanno parte, le cui posizioni non siano state chiarite nell’ambito dei diversi procedimenti penali per ndrangheta intentati dalla Aautorità giudiziaria a carico di esponenti ed affiliati a tali consorterie criminali; si chiede anche siano allontanati coloro che hanno partecipato, con azioni o omissioni, al vergognoso buco di bilancio, interamente prodotto dalla scorsa classe dirigente comunale con l’aiuto del crimine organizzato, impegnandosi affinché siano adottati strumenti normativi che impediscano il ripetersi di tali reati ed illeciti vari. Si adotti il Bilancio Sociale.
Giuseppe Musarella – Presidente Ethos