Reggio Calabria. Un agente di polizia, mai identificato, informò un commerciante che nel suo negozio era stata installata una microspia dai Carabinieri del Ros di Reggio Calabria. A rivelarlo in aula questa mattina, nell’ambito del processo Meta, è stato il colonnello dei Carabinieri Valerio Giardina, ex comandante del Ros di Reggio che nel 2008 catturò il boss latitante Pasquale Condello “il supremo”. Giardina ha deposto per la quarta volta oggi in Tribunale per oltre sette ore nel processo scaturito dall’operazione Meta che ha portato all’arresto di una trentina di persone ritenute affiliate alle cosche De Stefano e Condello.
L’ufficiale dei Carabinieri, interrogato dal pm Giuseppe Lombardo, ha descritto il ruolo che avrebbe rivestito il commerciante Ugo Marino, noto titolare del negozio After Fashion, non imputato nel processo. Nel suo ufficio, i carabinieri avevano installato una microspia. “Abbiamo ascoltato – ha detto Giardina – Marino che salutava una persona che era con lui nello studio, un tale Pippo, agente di polizia, di cui non abbiamo mai scoperto l’identità, che lo informava appunto della presenza della microspia”.
In numerose conversazioni, ha riferito ancora l’ufficiale, Marino diceva di aver saputo dell’intenzione di Pasquale Condello di acquistare un bar prestigioso a Milano.
L’ex comandante del Ros ha parlato poi dei ruoli di supporto svolti da Bruno Morabito, suocero di Pasquale Condello, e di Giandomenico Vazzana e Domenico Condello, nipoti del boss, spiegando che erano attivi nelle attività estorsive. Condello, collegato in videoconferenza dal carcere di Parma, ha gesticolato più volte, a microfono spento, ascoltando il racconto dell’ufficiale, contestandone la deposizione e chiedendo di parlare col proprio legale, l’avv. Francesco Calabrese. Sempre in videoconferenza era collegato anche Giuseppe De Stefano, figlio del defunto boss Paolo. Il processo è stato aggiornato al 2 dicembre.