Forse può far sorridere che, ancora oggi, nel Regno Unito “The Times” e “The Telegraph” pubblicano la “Circolare di Corte” che comunica ai sudditi di Sua Maestà Britannica gli impegni e gli spostamenti della Sovrana. Così come colpisce la parola sudditi; usata spesso a sproposito dai nostri politici. Ma non c’è nulla da ridere e leggere “La classe non è acqua” di Antonio Caprarica Sperling & Kupfer (pp. 265 € 19,00) lo conferma. Il libro descrive gli aristocratici britannici: le eccentricità, le debolezze e i punti di forza. L’autore non tralascia nulla e dimostra di ben conoscere l’argomento ma soprattutto il Regno Unito, con il quale ha stabilito un profondo legame. L’aristocrazia britannica è cambiata nel tempo, adattandosi al nuovo ma è ancora viva come classe sociale dominante. Pur essendo composta da individui molto diversi tra loro. C’è chi è solo dedito a dilapidare il patrimonio familiare e chi, invece, lo rimpingua con attività economiche che valorizzano castelli e tenute. Oggi – per volontà di Tony Blair – i Lord non ereditano più il seggio alla Camera dei Pari, che non è un’assemblea anacronistica e inutile. In realtà, in essa, si concentrano le migliori eccellenze dei vari campi del sapere. Questa gerarchia sociale è presente anche all’interno della servitù: con una propria scala di mansioni. La splendida campagna inglese con i suoi castelli, dove la vita scorre da secoli con rituali immutati, è lo scenario prediletto dai nobili. Su tutto: veglia la Regina Elisabetta II – ha anche una pagina facebook – che nonostante sia prossima agli ottantacinque anni, svolge un’intensa attività. Queste le cifre del 2009: 355 impegni ufficiali; 174 udienze private; 8 riunioni del Privy Council; 6 ricevimenti diplomatici; 4 garden parties nei giardini reali aperti a migliaia di sudditi; 5 banchetti di Stato. Oltre a 105 giorni in viaggi ufficiali per il mondo e 1.680 onorificenze concesse durante 14 sedute di investitura. God save the Queen.
Tonino Nocera