Campo Calabro (Reggio Calabria). Un altro furto si sta compiendo ai danni di una delle ricchezze storico culturali dell’area dello Stretto, quasi dimenticato, sconosciuto a molti stessi reggini e calabresi. Con il Governo Monti tornano alla ribalta i processi di dismissione del patrimonio pubblico. Tra precedenti finanziarie ed attuali manovre oggetto la messa in vendita degli immobili militari è stata facilitata dalla possibilità di accordi tra Comune e Ministero della Difesa per la messa in vendita, cercando direttamente investitori e il contestuale cambio di destinazione d’uso di questo patrimonio. Insomma un vero e proprio affare per palazzinari e banchieri. Da un elenco pubblicato dal Sole 24 Ore sono state messe in vendita 138 caserme tra cui quella ricadente nel Comune di Campo Calabro: “Il forte umbertino Siacci, luogo non solo di vita militare, ma anche di vita sociale di quel tempo. Uno spaccato del vissuto dell’epoca impresso nelle mura e nei corridoi di una struttura che potrebbe fare la differenza dal punto di vista turistico storico culturale, ma che sembra non interessi a nessuno. Per chi ha avuto modo di visitarla questa meravigliosa costruzione non rappresenta una semplice visione architettonica dell’epoca, ma anche un riscatto culturale e turistico del territorio. Soluzioni, quest’ultime, che potevano giungere in tempi meno drammatici come questo, nei quali realizzare seriamente un piano di riqualificazione delle fortezze della costa calabra (ben 9 costruite tra il 1880 e il 1914) perfettamente conservate e scalfite soltanto dall’incuranza di amministrazioni poco attente e sensibili al tema. Cosa fare oggi? Occorrerebbe promuovere un movimento che dimostri alle istituzioni dell’enorme potenzialità del sito. Nella terra delle costruzioni selvagge e abusive, il particolare inserimento urbanistico in una zona libera dagli scempi del cemento, aiuta certo anche un facile inserimento delle infrastrutture e servizi. Le potenzialità di quest’area infatti sono molteplici e infinite: un territorio di 144.950 metri quadri dal quale è possibile scorgere l’intero Stretto di Messina, da Punta Peloro a Punta Pellaro, dalle Isole Eolie alle vette dell’Aspromonte. La caserma ha una superficie coperta di 10600mq ricca di incisioni dei soldati dell’epoca e in alcune aree è possibile ancora ammirare le cassette contenenti le munizioni utilizzate nell’ultimo conflitto bellico. Stanze affrescate, iscrizioni monitorie , ambienti che parlano di storia in un silenzio quasi assordante. Un versetto impresso in una parete ormai semi cancellato dall’umidità e dallo stato di abbandono recita:
“Io ben conosco gl’italiani
L’ xxx son condotte con coraggio
e con l’intelletto fanno prodigi.”
Il tentativo è di privare l’area dello Stretto di un tesoro di inestimabile valore storico culturale, che non deve essere concesso in alcun modo ad acquirenti con fini speculatori e di profitto. Da calabresi, non possiamo assistere a questo scempio. Il Siacci va tutelato come patrimonio storico dell’area dello Stretto e in questi termini attendiamo risposte forti da tutte le istituzioni interessate ( Comune, Provincia, Regione, associazioni varie) al fine di trovare le giuste soluzioni per la riqualificazione dell’intera area e per sviluppare un piano programmatico integrato che riscatti definitivamente l’orgoglio di essere, oltre che Calabresi, Italiani.
Simona Mastroddi – Referente Energia Pulita Campo Calabro