Reggio Calabria. Cambio al vertice della Squadra Mobile, un’eredità pesante, quella di Renato Cortese, raccolta dal primo dirigente Gennaro Semeraro. L’incontro con i giornalisti di ieri mattina è stato l’occasione, per il questore Carmelo Casabona, di ribadire un messaggio forte alla cittadinanza. «La ’ndrangheta – ha detto Casabona – non è invincibile, come non lo è stata la mafia. Qui a Reggio abbiamo colpito in maniera decisa i gangli in cui si annida la criminalità organizzata».
Il questore Casabona ha ricordato i tanti passi che sono stati percorsi in vista dell’obiettivo: «La ’ndrangheta – ha aggiunto – è come un cancro in metastasi, ma la nostra chemio si sta dimostrando valida ed efficace, anche se c’è ancora tanto da lavorare. Oggi, però, non c’è più l’impunità e l’arroganza perché lo Stato è presente e vigile».
Il questore di Reggio Calabria ha auspicato ancora una volta un cambiamento radicale della società reggina: «È indispensabile una svolta epocale sul piano culturale che accompagni l’azione dello Stato. Senza cultura non si sconfigge la ’ndrangheta».
Rivolto ai cronisti, Casabona li ha invitati a «denunciare le assuefazioni che si registrano in questa città: spesso per fiducia o paura. Il popolo reggino però non può essere pauroso, – ha spiegato – perché senza lo sforzo della popolazione la ’ndrangheta non si sconfigge».
Casabona quindi ha salutato Renato Cortese, che lascia la squadra mobile dopo una serie di risultati eccellenti sia nel campo della cattura di latitanti, ma anche per le raffiche di arresti, sequestri e confische di patrimoni di illecita provenienza. Il questore di Reggio Calabria ha elogiato un funzionario “che si è distinto per la serenità, la professionalità e la competenza”. Ne ha elogiato altresì la personalità in quanto «ha lavorato in silenzio, lavorato tanto, si è impegnato al massimo in questi anni per restituire ai reggini la loro città».
Un giudizio lusinghiero è stato indirizzato anche a Semeraro: «È un funzionario – ha detto Casabona – che ha lavorato all’Anticrimine in maniera egregia. Ha sempre fatto il suo lavoro con grande discrezione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Adesso si trova a occupare un posto di grande responsabilità. La strada è sicuramente in salita ma sono sicuro che riuscirà ad ottenere buoni risultati».
Renato Cortese è apparso visibilmente emozionato: «Confesso che questo trasferimento – ha detto – mi ha messo in crisi – perché se da una parte ci sono l’aspetto professionale e quello personale, tenuto conto che a Roma ho i miei affetti familiari, dall’altro c’è da ricordare che qui ho trovato tanti colleghi con cui ha lavorato veramente bene. Per questo lascio con una grande tristezza nel cuore».
Da parte sua Semeraro è convinto delle difficoltà: «Mi attende un compito veramente difficile». Eredità pesante, certo, quella lasciata da chi ha catturato prima in Sicilia Bernardo Provenzano e poi tra Calabria e Germania Giovanni Strangio e Giovanni Tegano, ma di certo l’impegno di Semeraro sarà altrettanto massimo per proseguire sull’ottima strada tracciata da chi l’ha preceduto.
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