Scalea (Cosenza). Dieci sindaci uniti per evitare la chiusura dell’ufficio del Giudice di pace di Scalea. In una lettera al ministro della Giustizia, Paola Severino, chiedono di rivedere la decisione anche alla luce del carico di lavoro che non farebbe rientrare l’Ufficio nello schema di soppressione. Il documento è firmato dai sindaci di Scalea, Pasquale Basile; Santa Domenica Talao, Alfredo Lucchesi; Praia a Mare, Carlo Lomonaco; Tortora, Pasquale Lamboglia; Orsomarso, Paola Candia; Santa Maria del Cedro, Giuseppe Aulicino; Grisolia, Antonio Longo; Verbicaro, Felice Spingola; Aieta, Giovanni Ceglie, San Nicola Arcella, Barbara Mele. Il sindaco di Scalea, Pasquale Basile, l’assessore Raffaele D’Anna, e il consigliere Tiziana De Bonis hanno ringraziato i sindaci degli altri paesi per l’impegno mostrato nel cercare di mantenere sul territorio un presidio importante per la popolazione e per le categorie interessate. «Non è possibile assistere passivamente – hanno detto – alla spoliazione dell’alto Tirreno cosentino. Fra l’altro, i dati numerici del carico di lavoro, facendo un’analisi approfondita, non sembrerebbero far rientrare l’Ufficio del Giudice di pace di Scalea fra quelli inseriti nello schema di soppressione. È anche per questo motivo che abbiamo sottoscritto insieme ai sindaci del territorio una lettera inviata al ministro Paola Severino». Nella lettera si sottolinea come la paventata soppressione dell’Ufficio del giudice di Pace sia: «Illogica ed ingiusta sia per le popolazioni che per gli operatori giudiziari dell’area di competenza». Nella lettera si fa riferimento al carico di lavoro per il periodo 2005 – 2009 e al bacino di utenza. Questi due requisiti sono stati fissati dal Ministero in 568,3 per il carico di lavoro e 100,00 abitanti per il territorio di utenza. «Si ritiene – fanno presente i sindaci nella lettera – che il presidio di Giustizia dell’Ufficio del Giudice di pace di Scalea non possa essere soppresso ed accorpato a Paola». Sul carico di lavoro sono i numeri a parlar chiaro, fra l’altro anche i dati degli anni 2010 e 2011, non presi in considerazione dal Ministro, confermano il trend positivo dell’Ufficio di Scalea. Anche in merito alla popolazione residente che, secondo il provvedimento non deve essere inferiore ai centomila abitanti, i sindaci obiettano che: «I dieci comuni sui quali esercita la giurisdizione l’Ufficio del Giudice di pace di Scalea hanno una popolazione residente di 39.833 abitanti all’1 novembre 2011, ma calcolando l’alto numero di seconde case, solo Scalea conta quasi 28mila unità abitative. Per quattro o cinque mesi all’anno la popolazione del territorio cresce in maniera esponenziale raggiungendo, tenendo conto solamente dei Paesi costieri, quasi i 300mila abitanti. Si può quindi affermare che mediamente nel territorio di competenza sono presenti quasi centomila abitanti, come dimostra anche l’elevato contenzioso dell’ufficio». I sindaci sottolineano anche la notevole espansione edilizia e turistica, la presenza di attività economiche che hanno un riflesso inevitabile sul lavoro giudiziario. «Se si tiene conto del carico di lavoro – si fa presente, inoltre – della specificità territoriale e delle distanze per raggiungere la sede accorpante, balza evidente il grave disagio che la soppressione di detto ufficio comporterebbe per la popolazione». E ancora: «Sarebbe ingiusto e dannoso costringere i cittadini del territorio a raggiungere anche per un semplice ricorso avverso sanzioni amministrative, anche di modesto valore, la sede di Paola, distante per otto dei dieci comuni, oltre sessanta chilometri, Aieta e Tortora distano addirittura 80 chilometri. Tale situazione aumenterebbe ancor di più i flussi migratori giornalieri su una strada statale già gravata da numerosi problemi di viabilità». Infine, nella sede accorpante non ci sarebbero i locali idonei ad ospitare gli uffici, mentre a Scalea ci sono uffici nuovi, adatti ad assorbire la mole di contenzioso e ad ospitare gli archivi. I sindaci chiedono quindi di rivedere e riconsiderare lo schema di soppressione.