Lamezia Terme (Catanzaro). Aveva 46 anni, moglie ed un figlio l’Assistente Capo del Corpo di polizia penitenziaria, M.C., che si è tolto la vita nella mattinata odierna (ma il corpo è stato ritrovato verso le ore 16.30) all’interno degli alloggi collettivi della Casa di Reclusione di Rossano. A parlarne, visibilmente sconcertato, è Gennarino De Fazio, della Direzione Nazionale della UILPA Penitenziari, che afferma: “lo sgomento ed il senso di frustrazione che si provano in drammatici frangenti come questo sono indescrivibili. È l’ennesima tragedia per il Corpo di polizia penitenziaria che dal 1° gennaio 2008 conta ben 39 suicidi. Un gesto estremo come quello di togliersi la vita non ha probabilmente spiegazioni razionali ed ogni tentativo di individuarne le ragioni, oltre che essere inopportuno, rischierebbe di apparire strumentale. Quel che emerge dalle primissime indiscrezioni, in ogni caso, è che l’Assistente Capo avesse problemi familiari e che fosse anche gravemente ammalato, circostanze che però che non avevano impedito all’Amministrazione penitenziaria di respingerne l’istanza che aveva avanzato per ottenere la proroga del distacco presso il carcere rossanese. Infatti, pare che stamattina avesse riferito ai familiari di recarsi presso la Casa di Reclusione di Rossano onde prelevare i suoi effetti personali per fare poi rientro alla Casa Circondariale di Cosenza”. Sulla stessa linea Eugenio Sarno, Segretario Generale della UILPA Penitenziari, che da Roma dichiara: “Questo è il momento di stringersi attorno alla famiglia del collega scomparso a cui, a nome di tutta la UILPA Penitenziari, esprimo ogni vicinanza. Gli interrogativi che pure bisogna porsi su quanto sta da troppo tempo accadendo alla Polizia penitenziaria sono inevitabilmente da rimandare a distanza dall’onda emotiva che ora ci pervade, perché correremmo il rischio di snaturare quella responsabilità istituzionale che ci ha sempre distinto. Di certo questa vicenda dovrà essere indagata a fondo ”.