L’avv. Martino: “Dimostrata la provenienza lecita di tutto il patrimonio immobiliare e societario”
Reggio Calabria. Il Gup presso il Tribunale di Reggio Calabria, in accoglimento dell’istanza presentata dall’avv. Marco Tullio Martino, ha disposto il dissequestro e la restituzione di tutti i beni sequestrati nell’ambito della operazione Reggio Sud a Carmelo Riggio, 50 anni appena compiuti, e ritenuto il capo reggente della omonima cosca operante nel territorio di Pellaro. Il patrimonio immobiliare era costituito da alcuni terreni, appartamenti, autovetture, nonche’ da una ditta di pulizie e da una società avente ad oggetto l’attività di ristorazione, denominata “L’angolo dei sapori”, sita appunto in Pellaro. Il Gup, nel suo provvedimento ha preso atto delle risultanze emergenti dalla articolata attività di indagine difensiva esposta dalla difesa, nonché dall’esito positivo degli accertamenti che sono stati poi demandati dal pubblico ministero proprio al fine di confermare la bontà e veridicità di quanto contenuto nel corpo della istanza dell’avv. Martino. Il pubblico ministero, prendendo atto di tutte risultanze processuali dalle quali emergeva inequivocabilmente la provenienza lecita di ogni singolo bene, dimostrata dalla difesa cespite per cespite, ha espresso il proprio parere favorevole alla restituzione. Carmelo Riggio era stato arrestato nel corso dell’operazione scattata nel marzo 2011, e scarcerato dallo stesso Gip, su istanza dell’avv. Martino, il 1° settembre successivo. Nel frattempo, nel mese di luglio, si era anche ottenuto il dissequestro dell’interea area adibita ad impianto di distribuzione del carburante – ricomprendente anche un punto rivendita di tabacchi, giornali e bar sho – inizialmente sequestrata perché ritenuta presunta sede di summit mafiosi. La prova era costituita da alcuni video ripresi da una telecamera nascosta e posta dagli inquirenti nel lato opposto della SS 106 dove è ubicato l’impianto di proprietà del Riggio. Anche in quel caso la difesa è riuscita a dimostrare e spiegare – dinanzi al Tribunale della libertà che ha provveduto all’immediato dissequestro – come quei presunti incontri avessero una causale invero assolutamente alternativa e lecita, trattandosi di normali sopralluoghi effettuati per svolgere lavori di ristrutturazione e manutenzione dell’impianto, che nulla avevano di illegale o penalmente rilevante.