Carne: materialità opposta alla spiritualità. Carne: passione e vita nella sua più intima essenza. Carne che non possiamo accantonare perché è la nostra natura. Carne: capacità di reagire alle sfide della vita. Queste alcune immediate considerazioni che suscita la lettura di “Carne” (pp. 398 € 16,00) Rubbettino Editore www.rubbettinoeditore.it. L’autore, Massimo Felice Nisticò, urologo presso l’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, non è alla prima esperienza letteraria. I protagonisti sono Claudio e Carlotta, con il figlio Fulvio, una normale, felice famiglia borghese: come tante. Due professionisti che lavorano sodo: avvocato lui, ricercatrice lei. Attività intellettuali faticose ma soddisfacenti e che, soprattutto, producono un buon reddito. Ma il destino è in agguato: epatite. Claudio ne è colpito – in maniera strana, anomala, violenta – al ritorno da un viaggio in India con una sua collaboratrice, Patrizia. Dopo i primi sintomi (descritti mirabilmente con straordinaria crudezza da Massimo Felice Nisticò) comincia un lungo calvario. Sino a quando si profila un’unica soluzione per salvare la vita di Claudio: il trapianto di fegato. Da quel momento la lotta di Carlotta si intensifica: senza alcuna esitazione. Entra nel tenebroso e inquietante mondo del traffico clandestino di organi. Il finale è imprevedibile: il pugno finale che ti colpisce e ti manda al tappeto. Dopo essere stato tenuto, pagina dopo pagina, in continua tensione. Il libro pone un inquietante interrogativo: cosa saremmo disposti a fare se un problema del genere colpisse una persona cara? Peccato, infine, per l’incipit. Un capolavoro come questo comincia con uno dei protagonisti che beve Jack Daniel’s e non Johnnie Walker, come leggiamo nella prima pagina.
Tonino Nocera