Reggio Calabria. Ad una politica sul territorio, che consegni ai Consorzi di bonifica il ruolo propulsivo di crescita, si è richiamato l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra nel corso della seduta della Commissione speciale di vigilanza tuttora in corso. L’intervento di Trematerra ha fatto seguito a quello introduttivo del presidente dell’organismo consiliare Serra e all’audizione dei presidenti e commissari dei Consorzi: Tirreno reggino (presidente: Filippo Zerbi); Alto ionio reggino (presidente: Arturo Costa); Basso ionio reggino (presidente: Giandomenico Caridi); Integrale dei bacini del tirreno cosentino (commissario: Davide Gravina); Integrale dei bacini dello ionio cosentino (presidente: Marsio Blaiotta); Integrale dei bacini settentrionali del cosentino (presidente: Antonio Schiavelli); Integrale dei bacini meridionale del cosentino (presidente: Salvatore Gargiulo); Ionio crotonese (presidente: Roberto Torchia); Ionio catanzarese (presidente: Grazioso Manno); Tirreno vibonese: presidente: Domenico Piccione); tirreno catanzarese (presidente: Francesco Arcuri); commissario liquidatore del consorzio Sibari Crati (Bilotta) Rivolgendosi a questi ultimi, ha detto: “ Vi ho ascoltato attentamente e non posso che valutare positivamente quanto da voi detto, essendo da sempre fermo sostenitore del fatto che i Consorzi, nati per essere erogatori di servizi e non certo peso economico. Questa è una posizione che sto portando avanti e che comporta anche, all’interno degli stessi, un salto culturale di non poco conto. La gran parte dei Consorzi ad oggi si è autodeterminata e anche quelli commissariati sono sulla buona strada per raggiungere questo grande risultato che dovrebbe essere da sprono per abbandonare la prassi, così facile di questi tempi, dell’abolizione di strutture regionali. Invece, l’invito che vi faccio è di continuare su questa strada che registra passi avanti”. Per Trematerra “sono due, in particolare, i punti più significativi emersi dall’incontro odierno da trasmettere al governo regionale. Da una parte, la necessità che i Consorzi debbano terminare questa fase di riforma prima di poter mettere sul tavolo dei lavori i risultati sperati. Dall’altra, i Piani di classifica quali tappe qualificanti di un percorso che sia, al contempo, accompagnato da una politica di ascolto e di confronto con i territori”.