Reggio Calabria. La Calabria è una regione abitata da circa due milioni di persone, quanto quelle di una grande città italiana. È una della regioni più povere d’Europa e sicuramente quella che ha il più basso indice d’industrializzazione d’Italia. Con la realizzazione della centrale a carbone di Saline e la riconversione al carbone della centrale ENEL di Rossano, diventerà la regione europea con la più grande capacità produttiva di energia elettrica. La classe politica e tutti i calabresi si dovrebbero porre questa domanda: a chi serve tutta questa energia elettrica? Sicuramente non a noi calabresi che senza industrie e con pochi abitanti non sapremmo cosa farcene non potendone utilizzare che una piccola frazione di tutta quella prodotta. Allora, la maggior parte della produzioni delle due centrali a carbone e di tutte quelle altre di minor potenza che pure sono dislocate su tutto il territorio, finirebbero necessariamente a soddisfare le necessità produttive del centro-nord Italia e del resto d’Europa, permettendo inoltre di promuovere la creazione di nuove industrie (per loro!). Certamente questi grandi gruppi industriali sanno fare bene i loro conti: centrali a carbone che nessuno vuole perché altamente inquinanti e che emettono 3 o 4 volte di più anidride carbonica di quelle a gas con conseguenze catastrofiche sull’effetto serra, le vanno a costruire dove trovano popolazioni ridotte alla fame per l’endemica mancanza di lavoro; così a loro i lauti profitti ricavati da un’energia derivata dal carbone che, tra i combustibili, è quello più abbondante nel mondo e quindi più a buon mercato, mentre noi rimarranno i costi di un inquinamento irreversibile e il contentino di trecento – quattrocento posti di lavoro quando, e se, funzioneranno a pieno regime le due centrali. No, per noi non può funzionare in questo modo. Per questo proponiamo, come contropartita, che, se la SEI ritiene il suo progetto altamente importante e finanziariamente conveniente si faccia promotrice della realizzazione di un polo industriale nell’area di Saline, convogliando imprenditori, anche dall’estero, che siano interessati all’utilizzo, in loco, dell’energia prodotta. Solo così facendo l’area di Saline ,il suo comprensorio e in definitiva tutta la provincia di Reggio potranno vedere l’effettiva diminuzione della disoccupazione con l’inizio di una effettiva industrializzazione. In alternativa, proponiamo l’abbattimento del costo di produzione dell’energia elettrica del 50% per le provincie dove verranno costruite le due centrali a carbone, sempre con l’intento di favorirne lo sviluppo industriale. Se ci dobbiamo vendere, che non sia per un piatto di lenticchie.
Andrea Francioni – Componente coordinamento provinciale Futuro e Libertà per l’Italia