Lamezia Terme (Catanzaro). La cosca Giampà, attiva a Lamezia Terme, aveva paura di subire un agguato ai danni di un suo esponente, così anticipò i tempi uccidendo un componente della cosca rivale. Sarebbe stato questo, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Agi, lo scenario in cui maturò l’assassinio di Federico Gualtieri, avvenuto a Lamezia Terme il 27 marzo 2007, davanti alla moglie della vittima. E per l’ennesimo omicidio di ‘ndrangheta avvenuto a Lamezia Terme, sono cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere notificate stamani nell’ambito dell’operazione dei carabinieri denominata “Minerva”.
In manette sono finiti fra gli altri Giuseppe Giampà, figlio di Francesco detto “il professore” e ritenuto capo della cosca; Pasquale Giampà, detto “mille lire”; Aldo Notarianni e Vincenzo Bonadio, cognato di Giuseppe Giampà. Sarebbero stati loro i mandanti del delitto, nella loro qualità di componenti della “cupola” che avrebbe gestito gli affari della cosca. Il provvedimento è stato notificato in carcere, dove i quattro sono detenuti dal 28 giugno scorso dopo essere stati arrestati nel corso di un’operazione antimafia.
La quinta persona raggiunta da un provvedimento restrittivo è Vincenzo Ventura, a cui sarebbe stato affidato il compito di supporto ai due killer. E sono stati proprio questi ultimi a fornire gli elementi utili alle indagini, dopo che hanno deciso di collaborare con la giustizia. Si tratta di Saverio Cappello, che sparò a Gualtieri, e Angelo Torcasio che guidava la moto.
L’operazione, i cui dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è svolta stamani nella sede del Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro, è stata portata a termine dalla Compagnia di Lamezia Terme e dai militari dell’Arma del Reparto operativo provinciale, coordinati dalla Dda del capoluogo calabrese. Un delitto, quello di Gualtieri, maturato dunque nell’ambito dello scontro tra cosche, che tra il 2008 e il 2009 ha causato cinquanta omicidi. Gualtieri fu ucciso da due persone che viaggiavano a bordo di un ciclomotore e che esplosero numerosi colpi di pistola calibro 9.
La vittima era nipote di Emilio Gualtieri, ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco dell’omonimo clan e sarebbe stato inserito nella cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, in contrasto con la cosca Giampà-Iannazzo.
Una svolta alle indagini, è stato evidenziato dal procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, è arrivata anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno fornito elementi “conformi e coincidenti con gli esiti investigativi”. “Su Lamezia – ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – prosegue il nostro lavoro. Disponiamo di materiale su buona parte degli omicidi commessi in quella zona che dobbiamo mettere insieme”. Una situazione confermata anche dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli: “Adesso sembra routine – ha detto – con operazioni su Lamezia Terme a ritmo continuo ma occorre rapportarsi ad un mese fa, quando tutto sembrava fermo. Sappiamo bene che a Lamezia non c’è solo la cosca Giampà ed infatti le indagini che stiamo conducendo riguardano tutta Lamezia, e sono certo che dopo l’estate in quella zona ci saranno ulteriori affermazioni dello Stato. Ciò vale anche per altre zone del distretto. Il lavoro si autoalimenta – ha concluso Borrelli – senza gli arresti per estorsione dello scorso anno, il lavoro di oggi sarebbe più difficile”.
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