Reggio Calabria. Che Gabriele D’Annunzio abbia definito il Lungomare di Reggio Calabria “Il più bel chilometro d’Italia” è notizia quasi certamente non fondata, costituendo tutt’al più una bella leggenda metropolitana. Non esiste infatti al Vittoriale traccia alcuna di un viaggio a Reggio del poeta anche se non si può escludere che egli navigando per lo Stretto, in una data imprecisata tra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta, abbia potuto ammirare il nuovo lungomare sorto per volontà del sindaco Valentino. Piace comunque, pur con tutte le riserve, all’Associazione Culturale Anassilaos accogliere tale notizia nel momento in cui si appresta a celebrare il grande poeta nel corso di un incontro che si terrà martedì 12 marzo – a centocinquanta anni esatti dalla nascita – (nacque infatti il 12 marzo del 1863 e morì il 1° marzo del 1938) alle ore 17.30 presso la Sala di San Giorgio al Corso con la partecipazione della Prof.ssa Francesca Neri e del Prof. Antonino Romeo. Poeta, scrittore, drammaturgo, politico (fu deputato eletto per la Destra storica nel 1897 per passare subito dopo alla Sinistra allorquando si rifiutò di votare le leggi liberticide volute da Pelloux dopo i Fatti di Milano del 1898) e infine vate e condottiero, la figura di Gabriele D’Annunzio attraversa la storia letteraria e politica del nostro Paese interpretandone le contraddizioni e, in qualche caso, accentuandone le convulsioni soprattutto negli ultimi anni della sua vita quando con il Discorso di Quarto (5 maggio 1915) sollecitò l’intervento dell’Italia, poi avvenuto il 24 maggio successivo, nella Prima Guerra Mondiale, alla quale prese parte con gesti di indubbio valore (basti pensare alla Beffa di Buccari e al Volo su Vienna) e più tardi con l’impresa di Fiume (1919/1920), allorquando alla guida dei legionari occupò la città, che i trattati di pace non avevano assegnato all’Italia, proclamandovi un suo governo personale e promulgando una costituzione, la Carta del Carnaro, molto avanzata sul piano sociale. Allorquando il Governo Giolitti intervenne per sgomberare Fiume il vate si rifugiò deluso a Rivone Gardiera in quella villa che trasformò, ed è tuttora, il Vittoriale, deluso e sconfitto anche se la sua impresa mostrò ad un politico ben più esperto (Benito Mussolini) la grande debolezza dello stato liberale, indicandogli la via (la Marcia su Roma) per abbatterlo. La storia cui egli prese parte e di cui in parte fu protagonista non può comunque nascondere la grandezza del poeta – forse più che dello scrittore e del drammaturgo- che è stato un punto di riferimento per tutta la generazione dei poeti che dopo la sua esperienza ebbero il coraggio di rompere con la tradizione letteraria di tipo carducciano, dai crepuscolari fino agli ermetici.
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