Napoli. Nella giornata di mercoledì scorso, 23 ottobre 2013, all’esito di una indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, il Centro Operativo della Dia di Napoli ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, nei confronti di due persone per omicidio volontario.
Secondo l’ipotesi accusatoria, i due arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell’omicidio – commesso nell’ottobre del 1992, all’interno di una masseria ubicata in Villa Literno (Caserta) – di Luigi Caiazzo, il cui cadavere non fu mai rinvenuto. Uno di essi è anche ritenuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe Caiazzo, padre di Luigi, e del ferimento di Angelo Pietoso, reati commessi a Villa Literno il giorno successivo all’omicidio di Luigi Caiazzo.
Le vittime, già appartenenti alla Nco (Nuova camorra organizzata) di Raffaele Cutolo, erano state colpite nell’ambito dell’offensiva posta in essere dal sodalizio dei Casalesi e finalizzata a stroncare qualsiasi tentativo di riorganizzazione della Nco e ad affermare l’egemonia dei Casalesi nell’intera provincia di Caserta.
Le indagini – concluse all’epoca con una richiesta di archiviazione – sono state riaperte a seguito di dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che, supportate dall’attività di riscontro svolta dalla Dia, hanno permesso di fare luce sulla dinamica e sul movente del duplice omicidio.
E’ stato ricostruito, in particolare, il ruolo svolto da uno degli indagati nell’omicidio di Luigi Caiazzo, ovvero quello di attirare in trappola la vittima, conducendola con uno stratagemma in una masseria dove l’altro indagato gli ha esploso in pieno volto, da distanza ravvicinata, un colpo d’arma da fuoco, che ne ha determinato la morte. Il cadavere, poi, fu occultato in un pozzo e mai ritrovato.
Nell’ambito dell’operazione è stato inoltre eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza dalla DDA, dell’azienda bufalina di proprietà di uno degli arrestati – all’interno della quale venne consumato l’omicidio di Luigi Caiazzo – dell’impresa ubicata nel medesimo sito, avente ad oggetto l’allevamento di cavalli e intestata alla convivente di quest’ultimo indagato, nonché dei conti correnti ad essi riferibili.
L’urgenza è scaturita dalla circostanza che, all’atto dell’esecuzione della misura cautelare, la polizia giudiziaria operante ha sentito l’indagato dire alla donna di avvisare il commercialista di “vendere tutto” ed ha notato che l’indagato firmava in bianco un blocchetto di assegni di un conto corrente a lui intestato, con l’evidente fine di permettere alla moglie di svuotarlo.
Il decreto è stato emesso a seguito di accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia ad esito dei quali gli investimenti relativi alle attività aziendali sono risultati sproporzionati rispetto agli esigui redditi dichiarati dai due.