Reggio Calabria. Questa sera il Tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia presidente, ha assolto dal reato di usura gli imprenditori del caffè Antonio Mauro e suo figlio Maurizio, i quali erano accusati di associazione per delinquere finalizzata all’usura nell’ambito di uno stralcio del processo “Cafittera”, nato da un’indagine condotta alcuni anni fa dalla Guardia di Finanza. Dopo oltre otto anni si conclude così l’odissea giudiziaria dei Mauro, nota e stimata famiglia di imprenditori del caffè di Reggio Calabria.
“Perché il fatto non sussiste” e “perché il fatto non costituisce rato” le formule assolutorie con cui il Tribunale ha scagionato dalle accuse tutti gli imputati dai reati di usura, dichiarando prescritto il reato di esercizio abusivo del credito. Quattro anni di reclusione sono stati inflitti, per il solo reato di associazione per delinquere, ad Antonio e Maurizio Mauro; tre dei quali coperti da indulto mentre l’anno che residua si prescriverà il prossimo 17 dicembre. I sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Luca Miceli, avevano chiesto 8 anni di reclusione e 30mila euro di multa ciascuno nei confronti dei Mauro. Una vittoria per il collegio difensivo, costituito dagli avvocati Francesco Albanese, Paolo Tommasini e Fabio Schembri, i quali hanno così commentato: “Il Tribunale ha sancito che i signori Mauro non sono usurai. Naufraga così la ricostruzione del dott. Domenico Larizza”. Quest’ultimo era il consulente della Procura, chiamato ad accertare se esistesse o meno il reato di usura.
Le Fiamme Gialle, nel 2005 avevano concluso un’indagine iniziata qualche anno prima e avevano disvelato un presunto sistema di usura che secondo l’accusa sarebbe stato messo in piedi dagli imprenditori Mauro. Secondo l’ipotesi accusatoria, il gruppo leader a Reggio Calabria nel settore del caffè, avrebbe dapprima elargito prestiti ai proprietari di alcuni bar che commercializzavano il “Caffè Mauro”, e poi avrebbe preteso la restituzione di tali somme con tassi di interesse superiori alla soglia massima prevista dalla legge, e che appunto avrebbe configurato il reato di usura, oltre che di esercizio abusivo del credito (reato quest’ultimo nel frattempo andato prescritto). Una macchia, quella dell’accusa di usura che oggi il Tribunale ha levato via, che la famiglia Mauro ha sempre dignitosamente respinto con vigore.
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