Reggio Calabria. Sono passati quattro anni dall’attentato dinamitardo alla Procura Generale di Reggio Calabria. Quattro anni da quel 3 gennaio 2010 in cui un gruppo di cittadini, senza “etichette” di appartenenza, ha fatto deflagrare la spirale del silenzio, dando vita al movimento “Reggio Non Tace”, per non soccombere alla tirannia della ‘ndrangheta. È per riaffermare la propria presenza che alle ore 18,00 circa 150 fiaccole accese hanno tracciato il cammino che dalla Procura a Piazza Castello ha illuminato via Cimino, via Crocifisso, Piazza Duomo e Corso Garibaldi, per giungere infine a Piazza Italia, davanti al Palazzo del governo. Iniziativa che ha completato idealmente quella che si è svolta stamattina alle 5,10, ora esatta dello scoppio della bomba quattro anni fa. Ma dei 3085 membri del gruppo facebook del movimento in pochi hanno deciso di affiancarsi a RNT “fra la liberazione dalla prigionia del buio e il cammino della coscienza verso la meta che è la dignità degli uomini liberi”.
“Se la gente comune non interviene per ridurre e un domani eliminare la zona grigia – sottolinea Salvatore Miceli, uno dei componenti del movimento – l’azione delle forze dell’ordine, della magistratura, della sana politica, non sarà sufficiente a farci risorgere e probabilmente neanche a farci rimanere a galla. I danni sul piano economico e sociale sono sotto gli occhi di tutti e il dialogo con le istituzioni è distante”. Dello stesso avviso il procuratore generale Salvatore Di Landro per il quale “questa è una battaglia sociale che deve essere connaturata alla popolazione contro un fenomeno radicato che può essere debellato solo con l’unità”. “Sicuramente quattro anni fa l’attenzione morale era diversa – continua Di Landro – e non è servita una particolare pubblicizzazione dell’evento per ottenere una larga partecipazione, ma adesso è diverso: è evidente l’apatia e la rassegnazione che si respira in città e una non adeguata promozione dell’evento ha contribuito negativamente”. “La gente naturalmente sbaglia perché se non si combatte non si vince” è la conclusione del procuratore.
Dalla nascita di Reggio Non Tace sono state innumerevoli le iniziative, le manifestazioni, le petizioni, promosse nell’intento di dare nuova linfa vitale ad un tessuto sociale lacerato. Mentre Padre Giovanni Ladiana SJ, uno degli animatori del movimento, decide di trincerarsi dietro il silenzio stampa, a parlare, all’arrivo in Prefettura, è Giuseppe Angelone. Dal megafono informa i presenti della richiesta fatta alla triade commissariale al fine di convocare un’assemblea l’11 gennaio per ottenere la realizzazione degli istituti di partecipazione popolare, le consulte di settore e la conferenza cittadina sul bilancio “che forse sarebbe servita a spiegare ai cittadini cosa sta succedendo con la Tares, ad esempio, e quali sono i motivi per cui non hanno dichiarato il dissesto, salvando così le poltrone dei politici che l’avevano determinato e caricando sulle spalle dei cittadini il peso del pagamento delle tasse”. Angelone ringrazia poi il Prefetto Vittorio Piscitelli, il quale dichiara “speriamo che nel 2014 si possa parlare di una Reggio che si è rialzata insieme ai suoi Bronzi e che comincia a riproporsi e far sentire la propria voce in un contesto magari più ampio di quello locale”. “Lascio i progetti in eredità a questa città – conclude Piscitelli – proprio per mantenere l’impegno che avevo preso per il riscatto culturale della cittadinanza, attraverso la storia millenaria che ha alle spalle”.
La manifestazione è terminata alle ore 19 ma il cammino della speranza della rinascita di Reggio è ininterrotto e rischiarato da una luce perpetua. Come affermato da Nelson Mandela “e quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.
Cristel Tedesco