Reggio Calabria. “Non intendo lasciare la Procura di Reggio Calabria, quindi ho accettato ma compatibilmente con gli impegni della Procura darò il mio piccolo contributo”. Così il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ha raccontato all’Agi il suo sì a Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, che oggi lo ha nominato consulente della commissione permanente. “Questo pomeriggio – ha detto Gratteri all’Agi – mi ha chiamato il presidente Bindi, con la quale ci eravamo già incontrati in altre occasioni, anche quando la commissione si era riunita a Reggio Calabria, e mi ha chiesto se mi può nominare consulente. Ho detto che naturalmente non posso partecipare a tempo pieno, non intendo lasciare la Procura di Reggio Calabria, quindi compatibilmente con gli impegni darò il mio piccolo contributo per quel che sono le mie conoscenze e le mie possibilità, naturalmente a titolo gratuito”. Per un ministro della giustizia perduto dalla lista di Matteo Renzi, che al Quirinale si è dovuto arrendere al veto del presidente Giorgio Napolitano, che non ha voluto affidare un dicastero a un magistrato in servizio, l’antimafia acquista comunque un consulente d’oro, ma solo per il curriculum e per il bagaglio di esperienza che porta, perché ha già affermato di collaborare a titolo gratuito. Non sappiamo dire se il Paese ci guadagna o meno, nel perdersi Gratteri ministro e ritrovarselo consulente dell’Antimafia, ma di certo c’è che intanto la Procura non perde uno dei suoi pezzi più pregiati, e questo è già tantissimo. D’altronde, specie di questi tempi, i ministri passano, mentre i procuratori e i frutti del loro lavoro, restano. Gratteri, infatti, ha anche commentato la sentenza d’appello del processo Crimine, il cui dispositivo è stato annunciato oggi pomeriggio intorno alle 16:30. “E’ importante che non solo è stata riconosciuta anche in appello l’unitarietà della ‘ndrangheta, ma sostanzialmente c’è stata una reformatio in peius della sentenza di primo grado, poiché a molti imputati sono state tolte le attenuanti generiche riconosciute in primo grado, la giudico quindi una sentenza molto positiva”. Così Gratteri, raggiunto telefonicamente dall’Agi, ha commentato la sentenza. “Una unitarietà – ha aggiunto Gratteri – che si cerca di dimostrare sin dalla sentenza di Montalto, a Locri nel 1970. Già allora nella sentenza del presidente Marino si parlava di unitarietà della ‘ndrangheta, poi anche nella sentenza Armonia, si parla di mandamenti e del Crimine, ossia una struttura sovraordinata ai locali, e oggi finalmente abbiamo una sentenza d’appello che ci conferma che c’è una ‘ndrangheta unitaria”. Dello stesso tono anche le dichiarazioni del procuratore capo della DDA, Federico Cafiero De Raho, il quale sempre all’Agi così ha commentato la sentenza:”E’ stata una sentenza che segna un momento di grande chiarezza sulla unitarietà della ‘ndrangheta e conferma l’impostazione accusatoria in relazione all’individuazione dei responsabili non solo dell’organismo di vertice, ma anche delle cosche sulle quali si è indagato”. “Mi sembra quindi – ha aggiunto il procuratore distrettuale – una sentenza storica che costituirà il fondamento sul quale attuare un piano investigativo significativo”.
Cafiero De Raho si è anche espresso sulla nomina del procuratore aggiunto Nicola Gratteri a consulente della Commissione parlamentare antimafia: “Non è una consulenza a tempo pieno, Gratteri contribuirà con gli apporti conoscitivi a dare un quadro chiaro alla Commissione parlamentare antimafia sulla ‘ndrangheta. E’ un contributo pienamente compatibile col lavoro che svolge in ufficio, che sarà prioritario rispetto ai momenti di consulenza”. Insomma, su un punto siamo in tanti d’accordo, Gratteri faccia quel che vuole, basta che continui a fare il suo “ottimo” lavoro.
Fabio Papalia