Reggio Calabria. Dalle accuse a carico di Pietro Desiderio Grasso, l’assistente scelto del Corpo di Polizia Municipale arrestato da Guardia di Finanza e Squadra Mobile in esecuzione di due diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere, emerge il modus operandi contestato dall’accusa. In un caso, ad esempio, Grasso avrebbe prospettato a una donna, la possibilità di impiegare il figlio in base a una procedura di avvicendamento nel posto di lavoro del defunto padre, il quale svolgeva la professione di impiegato presso il Ministero della Giustizia. Grasso avrebbe rassicurato la donna sulla buona riuscita della procedura di assunzione del figlio, anche grazie alla possibilità di avvalersi a tal fine di autorevoli aiuti per il disbrigo della pratica, presentandosi lui stesso come sindacalista molto impegnato nella Cisl nonché nipote del Presidente del Senato Pietro Grasso (ovviamente sia il sindacato che il politico sono del tutto estranei ai fatti). Ancora, l’uomo avrebbe riferito alla donna che, per dare continuità alla posizione contributiva precedentemente maturata dal marito, era necessario versare i contributi previdenziali presso l’Inps, e in particolare: la somma pari a 33.750,00 euro, di cui 10 mila euro sarebbero stati erogati dal sindacato Cisl nell’ambito del “Progetto giovani”, e 23.750,00 euro dovevano essere versati dalla donna, per conto del figlio, specificando ancora che tutta la pratica inerente all’assunzione del figlio sarebbe stata seguita dal Ministero delle Finanze e che il contratto sarebbe stato sottoscritto dal Generale della Guardia di Finanza Tamburini (ovviamente anche in questo caso ministero e generale sono del tutto estranei ai fatti), rafforzando nella donna la convinzione sulla buona riuscita della pratica, riferendole che il progetto era seguito da altre sette persone di cui alcuni funzionari dello Stato facenti parte del Ministero delle Finanze e del Ministero dell’Interno (ovviamente anche per i due ministeri assoluta estraneità ai fatti) e che tutti facevano riferimento allo zio Presidente del Senato. Senonché la donna ha prelevato la somma di denaro richiesta dal libretto postale cointestato con la madre, consegnandoli al figlio, il quale a sua volta li ha consegnati a Grasso. Di qui la difficoltà a contattare telefonicamente Grasso. Finché un giorno la donna lo va a trovare sul posto di lavoro, filmando l’incontro. Questi avrebbe tentato di prendere tempo, prospettando la possibilità di impiego presso la Regione anche per la figlia della donna, stavolta senza esborso di denaro. Anche il successivo incontro in casa della donna è stato filmato dalla vittima, che ha consegnato le videoregistrazioni agli inquirenti. Alla richiesta decisa di restituzione del denaro, Grasso avrebbe tentato di prospettare altre soluzioni, definite dalla stessa vittima agli investigatori “promesse inverosimili”.
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