Reggio Calabria. Nonostante sia figlio d’arte, non ammette paragoni con Falcomatà senior. A suo padre, semmai, intende ispirarsi. Giuseppe Falcomatà – avvocato, 31 anni – ha iniziato la carriera politica nel consiglio della prima circoscrizione (Centro Storico), in cui è rimasto per cinque anni, e ha poi proseguito in consiglio comunale come capogruppo del Pd nel corso dell’ultima consiliatura. Oggi è candidato sindaco di Reggio Calabria sostenuto da una considerevole parte del centrosinistra reggino e forte del risultato ottenuto nel corso delle primarie del luglio 2014, in cui ha vinto contro Mimmo Battaglia ed Enzo Amodeo.
Quali sono state le cause che hanno determinato la crisi reggina?
La crisi tocca molti ambiti diversi e, per questo, la percepiamo ogni giorno in tutte le sue manifestazioni. La nostra campagna elettorale è stata fondata sull’ascolto di tutte le energie positive presenti nel tessuto sociale di Reggio Calabria. Solo dopo aver conosciuto approfonditamente il territorio ci è stato possibile capire cosa sia realmente successo. Sono state fatte delle scelte poco oculate di cui oggi paghiamo le conseguenze grazie a un piano di riequilibrio che graverà sulle tasche dei cittadini. La sfida maggiore per chi si propone come classe dirigente è quella di riuscire a strappare la città a questa condizione, di immaginare la città che vogliamo da qui ai prossimi 10 anni e di fare delle proposte nel merito. Non basta pertanto dire cosa è successo nel passato, ma proporsi di fare qualcosa per il futuro. L’esigenza principale, oggi, riguarda la richiesta di poter vivere in una città più semplice e “normale”, una città in cui – ad esempio – funzionino i servizi pubblici essenziali: la corretta raccolta e smaltimento rifiuti, depurazione delle acque, manutenzione del manto stradale. A Reggio Calabria è palesemente fallito anche il sistema di welfare e dei servizi sociali che va ripensato mettendo al centro la persona e non le categorie e pensare a una gestione che non sia basata solo sui progetti.
Come l’eventuale giunta Falcomatà intende sostenere e riformare i servizi sociali?
Anzitutto cercando di garantire quello che c’è già. La vera sfida però consiste nel creare delle occasioni a partire dalla programmazione 2014-2020 dei fondi comunitari che per Reggio hanno un significato in più perché la città metropolitana consentirà al Comune di gestire direttamente i fondi senza il filtro regionale. La novità consiste nel fatto che se la scorsa programmazione puntava molto alle infrastrutture e al recupero dei borghi antichi, oggi la programmazione è improntata sui servizi in generale. Un’amministrazione seria deve avviare una programmazione tale da fare in modo che i fondi non tornino indietro ma vengano investiti. Le città più virtuose che hanno investito prima di noi hanno cambiato volto. Ovviamente il nostro compito sarà assicurarci che i lavori, una volta iniziati, si concludano il prima possibile. Sarà così per il corso Garibaldi così come per piazza Duomo.
Ma come fa una città in crisi a sopravvivere in un’Italia in crisi?
Partiamo, ad esempio, dall’emergenza lavoro: oltre al pubblico impiego, la seconda categoria è il “para-pubblico”, ovvero quello delle ex società miste che vedono grossi punti interrogativi. Il primo dovere nostro dovrà essere quello di garantire i servizi e i livelli occupazionali che c’erano prima nell’ex Leonia e Multiservizi che sarebbe un duro colpo non solo per le famiglie, ma anche per l’economia della città. Il secondo punto che a noi preme è quello di occuparci delle opere pubbliche mai realizzate e riavviare quindi i cantieri. E’ necessario inoltre uscire fuori dalla mentalità per la quale il Comune debba creare lavoro, deve tuttavia creare le occasioni, far sì che chi ha un sogno da un punto di vista professionale possa realizzarlo. Ad esempio, abbiamo scoperto recentemente che Punta Pellaro è un posto rinomato nel mondo per il kite surf. Molte persone hanno colto il potenziale del posto e hanno cercato di creare delle piccole attività. Tuttavia lamentano due cose: la prima è la difficoltà di arrivare in città, la seconda l’inquinamento delle acque. Loro, ad esempio, non chiedono assistenzialismo, bensì che la città sia pronta a 360 gradi. Non dimentichiamo, inoltre che la vocazione principale della città è quella turistica. Non possiamo pensare che il turismo possa puntare solo sulle navi da crociera quando in città non ci sono neanche gli infopoint, i bagni pubblici, la guardia medica. Noi viviamo anche di un turismo della terza età, soprattutto per quanto riguarda il turismo religioso, a cui bisonerà garantire un minimo di assistenza. Oggi il turismo in città è di passaggio. Anche per quanto riguarda la querelle sui Bronzi all’Expo, noi ci siamo schierati contro il trasferimento perché abbiamo pensato ad un tour intorno alle statue che raccolga i visitatori intorno alla provincia e che coinvolga tutte le categorie preposte.
Uno dei problemi storici del turismo a Reggio Calabria è quello dell’Aeroporto “Tito Minniti”…
Il problema dello scalo è il numero dei passeggeri che va sempre a diminuire. Non riusciremo mai ad incrementare il numero dei passeggeri, e a diventare quindi più appetibili per le compagnie aree, se continuiamo a pensare che si debbano richiamare passeggeri dall’entroterra. L’unico modo è creare servizi di prossimità con la Sicilia, soprattutto in vista della città metropolitana.
Per quanto riguarda le opere incompiute, c’è qualcosa – tra le tante – che ha la priorità sulle altre?
Anzitutto va fatta una mappatura in generale. Dare una priorità a qualcosa rispetto ad altro è difficile, soprattutto se ti poni come obiettivo quello del rifinanziamento in generale possono partire in via orizzontale. Forse il Palazzo di Giustizia potrebbe rappresentare una piccola priorità rispetto ad altro perché rappresenta un consto notevole per il Comune stesso che paga le spese per il 70%, quelle relative ai locali ad esempio. Sarebbe importante, da questo punto di vista, che alcuni uffici si trasferiscano in un bene confiscato alla mafia. Tra le altre opere penso all’ex polo civico di Archi e al Parco Lineare Sud.
Commenti e proposte su tre casi particolari: pista ciclabile, Italcitrus e Miramare.
La pista ciclabile è l’esempio tangibile di come per non perdere i finanziamenti si sia fatta male una cosa che invece sarebbe stata molto utile per segnare positivamente la mobilità cittadina. L’Italcitrus andrebbe anzitutto bonificato, in seguito potrebbero essere trasferiti lì gli uffici della Reges che in questo momento occupano un immobile privato. Il Miramare non è una casa popolare che vendi per fare cassa, bensì un bene di carattere storico e artistico di proprietà del Comune che va valorizzato rispettando la sua destinazione più ovvia, quella alberghiera.
Quali azioni adotterai contro la ‘ndrangheta e, in particolare, a sostegno degli imprenditori e dei commercianti che hanno denunciato il racket?
La criminalità in generale rimarrà fuori da Palazzo San Giorgio solo con l’affermazione delle regole. Attenendoci alle regole la ‘ndrangheta nella pubblica amministrazione non entra perché non ne ha la possibilità. Noi abbiamo aderito alla Carta di Pisa, con cui gli amministratori si vincolano al rispetto al corretto agire amministrativo. Poi occorre attuare pienamente lo statuto comunale che prevede la partecipazione concreta ai cittadini attraverso le assemblee popolari, i consigli comunali aperti, l’ascolto delle associazioni per i singoli cittadini anche in merito a cosa convenga fare in un determinato territorio. Sono tutti fattori collegati tra di loro. Avevamo inoltre proposto, nel corso della scorsa consiliatura, una delibera contro il racket, ovvero quella di congelare i contributi comunali per il commercianti che denunciano perché non può passare il messaggio che denunciare non conviene, così come è successo a Tiberio Bentivoglio. Infine, porteremo avanti un’operazione di trasparenza concreta, dando la possibilità di pagare multe e tributi online e di capire che tipo di percorso quei soldi fanno all’interno dell’Ente. Sarebbe importante anche istituire le dirette streaming delle sedute di consiglio comunale.
Quanto peserà il paragone con Italo Falcomatà in caso di vittoria?
Non può esserci paragone con Italo Falcomatà. Il confronto con mio padre per me non è un peso, ma un punto di orgoglio, soprattutto adesso, a distanza di così tanto tempo (13 anni) e considerato l’affetto con cui tutti i cittadini me ne parlano. Ognuno aveva un rapporto personale con papà, che ha così vinto una grande sfida: quella di eliminare tutte le istanze tra politica e cittadini. Aveva un rapporto quasi paterno con i cittadini di questa città. Il confronto non mi pensa inoltre perché, pur volendo restare me stesso, mi ispirerò agli ideali e ai valori che mi sono stati trasmessi in famiglia ma che soprattutto sono stati portati avanti nel corso dell’unico esempio di amministrazione trasparente ed efficace che la città abbia mai avuto.