Cosenza. Nella mattinata odierna – rende noto un comunicato stampa dell’Arma – i Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di: Cosimo Donato, alias “topo”, 38enne nato a Castrovillari, detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Castrovillari; Faustino Campilongo, alias “panzetta” 39enne nato a Cassano allo Jonio, detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Castrovillari; sono entrambi indagati per omicidio premeditato e distruzione di cadavere, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività del sodalizio di matrice ‘ndranghetista degli “Abbruzzese” (art. 7 Legge 203/1991).
I due uomini sono ritenuti presunti responsabili del triplice omicidio, perpetrato il 16 gennaio 2014 a Cassano allo Jonio, ai danni di Giuseppe Iannicelli (nato a Cassano allo Jonio il 27.08.1962), della compagna Ibtissam Touss (nata in Marocco il 22.07.1987) e del nipote Nicola Campolongo junior (nato a Corigliano Calabro il 23.08.2010), i cui corpi sono stati rinvenuti carbonizzati all’interno di un’autovettura dopo essere stati uccisi con l’esplosione di diversi colpi di pistola (calibro 7.65) alla testa. L’efferato omicidio del piccolo “Cocò’”, di appena tre anni, aveva suscitato l’attenzione anche di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro, il 26 gennaio 2014.
I provvedimenti restrittivi odierni scaturiscono dall’attività investigativa svolta, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Cosenza. Sin dai primi momenti, il delitto è stato ricondotto all’interno delle dinamiche proprie della criminalità organizzata operante in Cassano allo Jonio, e in genere nella zona della provincia di Cosenza denomina “Sibaritide”, essendo la vittima designata dell’omicidio, Giuseppe Iannicelli, soggetto da tempo dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, dapprima in seno alla consorteria ‘ndranghetistica degli zingari cassanesi, gli “Abbruzzese”, e successivamente per il sodalizio storicamente contrapposto dei “Forastefano”. Più specificamente, dalle attività investigative è emerso come Giuseppe Iannicelli fosse entrato in contrasto con la cosca degli “Abbruzzese” sin dall’epoca della cosiddetta “faida di Cassano” (anni 2003–2004).
Il dissidio si era ulteriormente acuito in tempi recenti, in seguito alla diffusione della notizia secondo cui l’uomo sarebbe stato intenzionato a collaborare con la giustizia, nonché per l’apertura di un autonomo canale di approvvigionamento di stupefacenti che comprometteva il monopolio imposto dal clan degli zingari nell’area di influenza. Per arginare tali evenienze Cosimo Donanto e Faustino Campilongo, criminalmente legati alla vittima, sarebbero stati incaricati di attirare Giuseppe Iannicelli all’appuntamento in cui è stato consumato l’efferato fatto di sangue.
Le investigazioni hanno accertato come gli indagati dipendessero criminalmente dallo Iannicelli per la distribuzione di stupefacente nei comuni cosentini di Firmo, Lungro ed Acquaformosa, avessero contratto un ingente debito relativo ad alcune forniture di droga acquistata in conto vendita dalla vittima e mal sopportassero la subordinazione allo Iannicelli, aspirando ad assumere una posizione di rilievo criminale sul territorio in cui operavano.
Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e dai numerosi familiari delle vittime, tutti a vario titolo coinvolti in passato in indagini per reati inerenti gli stupefacenti, armi, tentato omicidio ed altro. L’intensa attività tecnica ha consentito di ricostruire i movimenti degli indagati nell’arco temporale in cui si è consumato l’omicidio, sia attraverso l’analisi dei dati di traffico delle utenze telefoniche sia delle celle radio base individuate, che certificavano la presenza di Cosimo Donato e Faustino Campilongo nelle immediate vicinanze del luogo dove è avvenuto l’incendio dell’automobile all’interno della quale sono stati rinvenuti i tre cadaveri. Inoltre si è potuto riscontrare che le intercettazioni telefoniche ed ambientali si svolgevano prevalentemente in lingua arbereshe e che supportavano le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e dai familiari escussi. L’indagine, oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, ha consentito di individuarne il movente e la sua connotazione tipicamente mafiosa nonché di evidenziare le dinamiche mafiose tuttora vigenti nel territorio della sibaritide.
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