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Home Reggio Calabria Politica

Referendum. Nicolò (FI): «Oltre al premier escono con ossa rotte Oliverio, Irto, Sebi Romeo e Falcomatà»

by newz
5 Dicembre 2016
in Politica, Regione Calabria
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Alessandro Nicolò

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Reggio Calabria. La schiacciante vittoria dei ‘No’ al voto referendario di ieri 4 dicembre ha segnato il trionfo della democrazia e consacrato l’affermazione della volontà del popolo italiano. Ad essere sonoramente bocciato da questa consultazione non è solo il progetto di riforma costituzionale Boschi-Renzi ma anche l’attuale compagine alla guida del Paese e l’intero establishment di Governo. Un dissenso netto che, in Calabria, ha significativamente travolto la corazzata del centrosinistra, nonostante essa potesse contare tanti uomini in ruoli-chiave nelle Istituzioni territoriali regionali e locali. Oltre al premier Renzi, ad uscire con le ossa rotte dal Referendum sono nella nostra regione: il presidente Oliverio e la sua squadra, il presidente Irto e altri esponenti di rilievo dell’Ufficio di Presidenza, consiglieri regionali con in testa il capogruppo Sebi Romeo e parlamentari del territorio nonché nell’ambito della Città Metropolitana di Reggio Calabria lo stesso sindaco Falcomatà e il suo entourage. Un ‘plotone’ super impegnato che con tutte le proprie forze – sebbene abbia condotto una campagna intensa e senza tregua per il Sì – è stato sconfessato in toto dal voto, un’onda d’urto significativa che ha scompaginato gli assetti del sistema politico in senso lato. Nel contesto del fronte del No, Forza Italia ha avuto un ruolo importantissimo e significativo in questa battaglia di democrazia e libertà, riuscendo a sbaragliare gli oppositori nelle roccaforti del centrosinistra. Un successo reso possibile grazie “anche” allo strenuo e coraggioso lavoro che in questi mesi ha visto i 90 Comitati da me costituiti operare efficacemente su tutto il territorio di Reggio Calabria e della sua provincia con un’azione intensa di dialogo e di confronto con la gente che ha sortito i risultati auspicati rendendo più chiari quesiti pasticciati sia nella forma che nella sostanza. Un’attività “senza sbavature” che ha saputo interpretare al meglio il rifiuto degli italiani, soprattutto dei calabresi e dei reggini in particolare. L’affluenza straordinaria al voto ristabilisce il primato della sovranità popolare che si è finalmente riappropriata delle funzioni dalle quali era stata illegittimamente esautorata. Con la vittoria del ‘No’, il popolo sovrano ha deliberatamente espresso a larghissima maggioranza la volontà di eleggere direttamente i propri rappresentanti in seno alle Istituzioni. Ma ha anche manifestato un diniego verso riforme pasticciate, espressione della partitocrazia, che rischiavano di deturpare la Costituzione e di svilirne i contenuti. L’auspicio è che si vada velocemente ad approvare la legge elettorale e successivamente si vada alle urne con un sistema che consenta assolutamente di ristabilire il rapporto eletto-elettore negato in questi anni, una delle cause fondamentali della disfatta della politica. Il progetto Boschi-Renzi ha prodotto l’infelice risultato di snaturare e mortificare gli obiettivi che dovrebbero guidare sempre qualsiasi progetto di rinnovamento all’insegna di un’impostazione di massima condivisione tra le forze politiche e di coinvolgimento dei cittadini. Un processo di riforma che – per i contenuti in cui si è declinato, le modalità dell’esame nonché per il procedimento della sua approvazione parlamentare – avrebbe arrecato irreparabili disfunzioni al complessivo sistema istituzionale. Ora si volta pagina perché gli italiani e i calabresi hanno scelto nettamente ‘senza se e senza ma’ (e di questo non può non tenere conto il Presidente della Repubblica) contro un progetto autoritario che puntava ad implementare il processo di delegittimazione della sovranità popolare e dunque a fiaccare il ruolo delle rappresentanze elettive, negando quel fondamentale contributo di ricchezza e vitalità proveniente dal tessuto democratico del Paese che, in questa occasione, è stato decisivo per la salvezza dell’Italia.

Tags: alessandro nicolòforza italiareferendum
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