Reggio Calabria. Si è chiuso con 5 condanne e 1 assoluzione il processo ordinario scaturito dall’inchiesta “Reggioland” e con 6 condanne con il rito abbreviato, l’indagine a suo tempo (settembre 2014 – settembre 2015) avviata dai Carabinieri della Stazione di Cannavò, secondo le direttive impartite dal pubblico ministero titolare del fascicolo d’indagine sotto la direzione del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni, che il 16 marzo 2016 aveva portato all’emissione di 12 misure cautelari per altrettanti indagati, a vario titolo, di violazione della legge Merlin.
Il 10 luglio 2017 il Tribunale di Reggio Calabria, al termine del processo celebrato con rito ordinario, ha condannato:
- S.P. a 3 anni di carcere e 5 mila euro di multa;
- V.C. a 3 anni e 3 mesi e 5 mila euro di multa,
- M.Q. a 2 anni e 6 mesi e 3 mila euro di multa (pena sospesa),
- M.S. a 3 anni e 6 mesi e 5 mila euro di multa
- E.A. 2 anni di carcere e 3 mila euro di multa.
Assolta invece, da tutte le accuse mosse P.B., madre della M.Q.
Ieri i “protagonisti” principali dell’inchiesta, i coniugi reggini F.A. e G.L.L.; M.T.; F.A.; P.L. e F.M.C.B., che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, sono stati condannati, con la diminuente per il rito, dal gup Antonino Laganà alle seguenti pene:
- A.F., classe 1960, alla pena di anni 5 di reclusione e 4 mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici e legalmente per la durata di espiazione della pena;
- G.L.L., classe 1965, alla pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione e 2.500 euro di mula e interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5;
- M.T., classe 1992, alla pena di anni 3 e 2 mesi di reclusione ed euro 1.300,00 di multa e interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5;
- F.A. classe 1960, alla pena di 3 anni di reclusione e mille euro di multa e interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5;
- P.L., classe 1953, alla pena di 3 anni di reclusione e mille euro di multa e interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5;
- F.M.C.B., classe 1972, alla pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione e 300 euro di multa.
I giudici, stando alle sentenze emesse in primo grado, hanno sposato appieno l’impianto accusatorio avanzato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.