Reggio Calabria. La cosca Piromalli rimane saldamente in testa alla ideale classifica della ‘ndrangheta reggina del Mandamento Tirrenico. Nonostante la “scissione” – avvenuta dopo cent’anni di storia – con la cosca Molè, la storica cosca Piromalli di Gioia Tauro continua a dominare l’intera Piana, spingendosi fino a Milano e volando fino in Usa. E’ quanto emerge dalla relazione della Dia – Direzione investigativa antimafia – relativa al primo semestre 2017. Di seguito pubblichiamo integralmente il capitolo riguardante il Mandamento Tirrenico:
Nella Piana di Gioia Tauro risulta consolidata la leadership della storica cosca Piromalli. Si annovera, inoltre, la cosca Molè, federata con i Piromalli sino all’omicidio di Rocco Molè, avvenuto nel febbraio 2008, a seguito del quale
si è registrata una vera e propria scissione tra le due consorterie.
Nel corso del semestre le cosche dell’area sono state ripetutamente colpite dall’azione di prevenzione e contrasto, portata a segno dalla Magistratura e dalla Polizia Giudiziaria.
È del mese di gennaio l’attività convenzionalmente denominata “Cumbertazione” – “5 Lustri”, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro e conclusa dalla Guardia di Finanza, con il fermo di 35
responsabili, e con il sequestro di beni per un valore di circa 10 milioni di euro.
Le indagini hanno accertato il turbamento di almeno 27 gare di appalto, nel periodo 2012-2015, da parte di un gruppo imprenditoriale di riferimento della cosca Piromalli. È stata, altresì, scoperta l’attività illecita di un’impresa cosentina che, grazie alle relazioni con il clan Muto, si era aggiudicata i più importanti appalti della provincia cosentina.
Gli appalti edili in questione, riguardavano anche la realizzazione di uno svincolo nel tratto reggino dell’autostrada A2 (già A3 Salerno-Reggio Calabria), e la ristrutturazione di una centralissima piazza di Cosenza. Nel corso delle investigazioni, sono state individuate anche ditte compiacenti dislocate, oltre che in Calabria, nel Lazio, in Sicilia, in Campania ed in Toscana, che presentavano offerte secondo importi concordati, che avrebbero automaticamente garantito ad una di esse l’aggiudicazione.
Alcune di queste imprese – scelte in ragione dei requisiti tecnici ed economici – si sono prestate a partecipare fittiziamente alle gare, singolarmente o in ATI o RTI, per conto dell’organizzazione, ricevendo in cambio una percentuale che variava dal 2,5% al 5% sull’importo posto a base d’asta.
Tra le persone sottoposte a fermo anche alcuni dipendenti di uffici tecnici di Comuni della Piana di Gioia Tauro.
Le evidenze raccolte nell’ambito della citata operazione sono state riprese nella proposta di scioglimento del Comune di Gioia Tauro, a firma del Ministro dell’interno, che non ha mancato di sottolineare come “nell’approfondire i profili imprenditoriali della criminalità organizzata operante nella piana di Gioia Tauro, gli inquirenti hanno acclarato il ruolo svolto all’interno dell’amministrazione comunale dal responsabile del settore lavori pubblici, tuttora in stato di detenzione e considerato la testa di ponte della cosca all’interno del comune per aver pilotato gli appalti, favorendo diverse società edili collegate alla locale famiglia mafiosa”.
Un contesto dove il sindaco ed un cospicuo numero di assessori e consiglieri vantavano legami familiari con esponenti
della criminalità organizzata, tanto da indurre il Prefetto ad affermare – a conclusione delle attività ispettive – che “nell’ambito dell’apparato politico dell’ente si sia dato vita ad una vera e propria «gestione familiare» della cosa pubblica rispondente alle locali consorterie della ‘ndrangheta.”
Oltre all’operazione “Cumbertazione” – “5 Lustri”, il mese di gennaio si caratterizza anche per l’operazione “Provvidenza”, conclusa dall’Arma dei Carabinieri, con il fermo di 33 soggetti collegati sempre alla cosca Piromalli, e con il sequestro di beni per oltre 40 milioni di euro.
In questo caso le indagini hanno documentato le dinamiche associative e gli assetti mafiosi della cosca, accertandone l’egemonia sull’intero mandamento Tirrenico. Sul fronte economico, è stata evidenziata l’infiltrazione nel tessuto economico e sociale dell’area gioiese, ma anche fuori regione, in particolare in Lombardia, nel mercato ortofrutticolo di Milano e all’estero, segnatamente negli Stati Uniti d’America.
In proposito, grazie alla cooperazione dell’FBI, è stata ricostruita la rete di distribuzione di prodotti oleari in quel Paese, ivi gestita da un imprenditore italoamericano residente nel New Jersey ed organico alla cosca Piromalli. Lo stesso era a capo di un’articolata holding, costituita da società di stoccaggio e distribuzione merci, una delle quali con una sede operativa in provincia di Milano. Sul fronte patrimoniale, infine, è stato accertato il reimpiego delle risorse di provenienza illecita, in società di abbigliamento (collegate a noti marchi francesi) ed in imprese operanti nell’edilizia e nella gestione di strutture alberghiere.
Il seguito della menzionata attività, denominata appunto “Provvidenza 2”, ha portato, nel mese di febbraio, all’arresto di 42 soggetti, anch’essi affiliati alla cosca Piromalli, ed al sequestro di beni per 50 milioni di euro, tra cui un consorzio con sede in provincia di Reggio Calabria, partecipato da 40 aziende e cooperative agricole operanti nella Piana di Gioia Tauro, nella Sicilia orientale e nel basso Lazio.
Proseguendo nella descrizione delle dinamiche criminali dell’area, il porto di Gioia Tauro si conferma tra le rotte preferite dai trafficanti internazionali di stupefacenti. In questo contesto, più precisamente nel comprensorio di Rosarno – San Ferdinando, le cosche Pesce e Bellocco gestiscono le attività illecite attraverso il controllo e lo sfruttamento delle attività portuali, l’infiltrazione dell’economia locale, il traffico di stupefacenti ed armi, le estorsioni e l’usura.
La centralità di quest’area portuale, ha trovato ulteriori conferme nel semestre, grazie alle evidenze emerse nell’ambito
dell’operazione “Gerry”, conclusa nel mese di marzo dalla Guardia di Finanza tra le regioni Calabria, Sicilia e Toscana.
Le indagini hanno svelato un sodalizio estremamente articolato, dedito all’importazione di cocaina dal Sudamerica, attraverso proprio lo scalo portuale di Gioia Tauro. Il gruppo criminale era composto da 18 soggetti vicini alle famiglie Bellocco di Rosarno (alla guida dell’organizzazione), ai Molè – Piromalli, agli Avignone di Taurianova e ai Paviglianiti del versante jonico reggino.
Sono del successivo mese di aprile, invece, due importanti operazioni concluse dalla Polizia di Stato nell’ambito del filone “Recherche”, che hanno disvelato l’operatività di 19 soggetti affiliati alla cosca Pesce di Rosarno (RC). Le indagini hanno consentito di individuare una rete di persone che, per anni, aveva protetto la latitanza di un pericoloso boss, permettendo allo stesso di continuare a ricoprire un ruolo di primo piano nel panorama ‘ndranghetistico della fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria e di controllarne le attività economiche.
Le investigazioni, nel confermare il consistente traffico di sostanze stupefacenti sull’asse Rosarno, Cosenza e Catania,
hanno anche portato al sequestro di beni, per un valore di circa 10 milioni di euro.
Continuando nella mappatura delle presenze criminali, nel comune di Palmi si segnalano le cosche Gallico e Parrello-Bruzzese. A Seminara, invece, insistono le cosche Santaiti, Gioffrè (detti “’Ndoli – Siberia – Geniazzi”) e Caia – Laganà – Gioffrè (detti “Ngrisi”) i cui principali esponenti risultano, allo stato, tutti detenuti.
La famiglia dei “Crea”, continua ad essere presente nell’area di Rizziconi, con diramazioni anche nel centro e nord Italia. Alla fine di maggio, un esponente della menzionata famiglia, è stato destinatario di un provvedimento di sequestro di beni, del valore di oltre 200 mila euro, eseguito dalla Polizia di Stato.
Nel territorio di Castellace di Oppido Mamertina, operano le consorterie Rugolo-Mammoliti, Polimeni–Mazzagatti-Bonarrigo e Ferraro–Raccosta.
Il comprensorio di Sinopoli – Sant’Eufemia d’Aspromonte – Cosoleto, rimane sotto l’influenza degli Alvaro, mentre nella frazione San Martino del comune di Taurianova, sono attive le cosche Zappia e Cianci-Maio-Hanoman.
Risultano, infine, consolidate le leadership delle storiche famiglie Facchineri e “Albanese-Raso–Gullace” di Cittanova, Avignone di Taurianova, “Longo-Versace” di Polistena, “Polimeni–Gugliotta” di Oppido Mamertina, “Petullà–Ierace–Auddino”, Ladini, “Foriglio–Tigani” di Cinquefrondi e Larosa di Giffone.
Il Comune di Laureana di Borrello, dove sono attivi i sodalizi Ferrentino-Chindamo e Lamari, è stato oggetto di scioglimento, nel corso del semestre, per infiltrazioni mafiose.
Al pari di quanto segnalato per il Comune di Gioia Tauro, anche in questo caso – si legge nella relazione del Ministro dell’interno – “… sono emersi rapporti di stretta contiguità tra gli amministratori comunali, esponenti dell’apparato burocratico e le locali cosche criminali, tali da rendere plausibili tentativi di infiltrazione all’interno dell’ente…”. In particolare, è stato ben evidenziato il ruolo svolto da due amministratori e da un dipendente comunale, a beneficio degli interessi delle due cosche operanti sul territorio, al punto che, uno dei menzionati amministratori, veniva riconosciuto quale referente politico della ‘ndrangheta.