Palmi (Reggio Calabria). Tutti condannati in primo grado, tranne una donna deceduta nel frattempo, gli imputati del processo celebrato con rito ordinario scaturito dall’operazione Guardiano, condotta nell’aprile 2016 dai Carabinieri del Comando provinciale e coordinata dalla DDA, che vide finire in carcere quattro persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nella rete dei Carabinieri erano finiti, oltre a Grazia Violi (poi deceduta), Nicola Alvaro di 72 anni da Sinopoli; Antonio Alvaro di 48 anni da Sinopoli, e Natale Cutrì di 48 anni da Taurianova.
Le indagini, avviate dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri nell’ottobre 2015 grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, avevano puntato il dito sulla presunta appartenenza di Nicola Alvaro, con ruolo di vertice, alla ‘ndrangheta e precisamente alla cosca Alvaro di Sinopoli ramo “carni ‘i cani”. Gli investigatori dell’Arma, inoltre, avevano fatto luce sul “sistema della guardiania”, diffusamente applicato dalla criminalità organizzata nei territori di “competenza”, quale “tassa” nei confronti di chiunque disponesse di possidenze potenzialmente produttive di reddito. In taluni casi, anche grazie alla collaborazione di alcune vittime dell’attività estorsiva, era stata accertata finanche la “spoliazione” della proprietà subita dalle stesse, costrette a vendere i propri fondi a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato.
Il pm della DDA di Reggio Calabria, Giulia Pantano, al termine della requisitoria aveva invocato pene di 15 anni di reclusione per Nicola Alvaro, 12 anni per Antonio Alvaro, 9 anni per Natale Cutrì.
Il collegio della sezione penale del Tribunale di Palmi – Gianfranco Grillone presidente, Francesco Maione e Simona Monforte giudici – accogliendo solo parzialmente le tesi difensive, ha assolto gli imputati da alcuni dei capi di imputazione, ed ha emesso le seguenti condanne:
- Nicola Alvaro, difeso dagli avvocati Luigi Gullo e Annamaria Domanico (sostituita dall’avvocato Carlo Monaco), 10 anni di reclusione e 3 mila euro di multa;
- Antonio Alvaro, difeso dall’avvocato Francesco Calabrese, 7 anni di reclusione e 1800 euro di multa;
- Natale Cutrì, difeso dagli avvocati Antonio Attinà e Mario Nigro, 6 anni e 6 mesi di reclusione e 1800 euro di multa.
In particolare Nicola Alvaro è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa per non aver commesso il fatto, e condannato per l’estorsione Rossi, escluse le aggravanti compresa quella mafiosa. Antonio Alvaro e Natale Cutrì, invece, sono stati riconosciuti colpevoli per estorsione (anche in questo caso escluse le aggravanti compresa quella mafiosa), e assolti perché il fatto non sussiste per un altro episodio estorsivo che veniva loro contestato (Antonio Alvaro assolto con la stessa formula anche per un ulteriore capo di imputazione). Interdizione perpetua dai pubblici uffici per i tre imputati. I giudici, infine, hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura per procedere per falsa testimonianza nei confronti di due testi. La motivazione della sentenza tra 45 giorni.
Fabio Papalia