Reggio Calabria – “Responsabile dell’Ufficio Elettorale per le elezioni del Consiglio Metropolitano della Città Metropolitana di Reggio Calabria, anno 2016“. Lo ha inserito pure nel suo curriculum vitae, il burocrate Antonino Minicuci, oggi candidato a sindaco di Reggio Calabria indicato dalla Lega alla coalizione di centrodestra. Un incarico prestigioso di cui andar legittimamente fiero, l’avere traghettato l’Ente in cui era approdato nel settembre 2011 nella trasformazione in Città Metropolitana.
Meno celebrata è la vicenda – altrettanto legittima – relativa alla sua remunerazione quali “prestazioni aggiuntive” per le fatiche che dal 7 luglio all’8 agosto 2016 furono connesse all’allestimento dei due seggi elettorali a Palazzo Alvaro. Una vicenda che Piero Gaeta ricorda sulle colonne di Gazzetta del Sud oggi in edicola definendola un “pasticcio etico“.
Il conto da 50 mila euro presentato da Antonino Minicuci per l’incarico autoritativo
Antonino Minicuci percepiva un profumato stipendio da segretario/direttore generale ma, spiegò quando presentò il conto all’allora presidente della Provincia Giuseppe Raffa, tutto partiva dall'”investitura autoritativa da parte del presidente della Provincia di svolgere le operazioni elettorali nel suo significato più vasto, a favore della costruenda Città Metropolitana”. Un conto altrettanto profumato, lui chiese ben 50 mila euro, se rapportato alle tasche di un qualunque impiegato (loro furono remunerati con somme nell’ordine di centinaia di euro per il lavoro svolto per l’ufficio elettorale).
Il verbale di conciliazione, Antonino Minicuci accettò 35 mila euro
Raffa si oppose (e forse è da allora che Minicuci a Reggio non gode di grandi simpatie in tutto il centrodestra) e la questione si risolse con un verbale di conciliazione tenuto il 26 gennaio 2017 presso l’Ispettorato territoriale del lavoro di Reggio Calabria, con l’Ente rappresentato dall’avvocato che aveva ricevuto mandato a conciliare dal presidente Raffa. Minicuci “accettò” 35 mila euro, oltre gli oneri previdenziali, e si ritenne “soddisfatto” rinunciando a ogni altra pretesa. L’Ente pubblico “risparmiò” 15 mila euro sulla richiesta iniziale e Minicuci potè aggiungere un’altra voce al lungo curriculum.