Reggio Calabria. Interviene anche l’associazione “Ethos” nel dibattito che si è scatenato in seguito al ritrovamento della “nave dei veleni” a largo di Cetraro e alle connesse dichiarazioni del pentito Fonti che ha parlato della presenza nelle acque calabresi, di altri relitti radiottivi. E lo fa con un durissimo attacco rivolto alla classe dirigente calabrese che a detta degli esponenti di “Ethos”, per lungo tempo ha tenuto un atteggiamento troppo mordibo sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata che “non curante della salute di tutti, compresa quella dei propri figli, ha scaricato nel nostro mare e nel nostro territorio una quantità enorme ed indefinita di sostanza altamente nocive per gli esseri viventi“. Più in generale poi, il messaggio di “Ethos” è indirizzato anche a quanti a vario titolo fanno parte della cosiddetta società civile, e che “atrofizzati intellettualmente e spiritualmente preferiscono adeguarsi a questa situazione perché troppo coinvolti o vigliacchi per reagire“. Non è voglia di generalizzare specifica poi la nota dirmata oggi dall’associazione, “ma stiamo puntando l’indice contro l’intera classe politica calabrese e l’intera classe dirigente della nostra regione. Da tempo immemore sempre gli stessi personaggi, dicendo di governarci, vendono la nostra vita e quella dei nostri figli al miglior offerente. L’aspetto più inquietante, però, è che i calabresi, a questo sistema, si dimostrano indifferenti, quasi come se le leucemie ed i tumori fossero frutto di qualche maledizione e non da inquinamento radioattivo Sembrerebbe che, per fare un esempio, i pesci che i calabresi mangiano siano immuni dalla scorie radioattive, risultando quindi commestibili e salutari“.
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